Changeling è, cosa particolare se non strana, un film di Eastwood tutto femminile (anche Million Dollar Baby aveva una protagonista femminile, ma era tale perché vista attraverso gli occhi di un uomo). La cosa che sorprende, come ancora può sorprenderci Clint Eastwood, è che Changeling non ha quel tocco esaltante di Million Dollar Baby o l’originalità di una mini-saga come i due titoli su Iwo Jima. Qui, semplicemente, Eastwood prende una storia (vera) semplice e drammatica, e fa vedere a tutti cos’è la regia di un film, rendendo la vicenda unica e importante.

Siamo a Los Angeles, negli anni ’30 (le immagini sono rese usando una tavolozza di colori assai limitata, tendente al seppia, come ad immergerci nel bianco e nero delle foto e delle pellicole del tempo). A Christine Collins, madre single, è sparito il figlio undicenne, un giorno che era tornata tardi dopo aver fatto dello straordinario. Dopo alcuni mesi dall’aver fatto la denuncia alla polizia, le viene detto che il figlio è stato ritrovato. Accompagnata dagli ufficiali del corpo e dalla stampa, la madre arriva in stazione. Ma il bambino che scende dal vagone e che la saluta non è suo figlio. Christine è disorientata, quasi si vergogna a dire davanti a tutti che quel bambino felice di rivederla non può essere suo figlio. Tanto che, convinta dall’ufficiale che l’ha scortata, decide di accettare il ragazzino.

A questo punto inizia la vera storia del film, la lotta della donna per affermare la verità, perché non smettano di cercare, solo per quello. Ma tutti, medici, avvocati, specialisti, manovrati dalla polizia, preoccupata per la propria immagine, le danno della pazza, al punto da farla internare in manicomio. Unico a sostenerla, un pastore protestante che dai microfoni della radio della sua chiesa conduce una crociata contro la corruzione delle forze dell’ordine.

È stupefacente come una diva dello star system come la Jolie riesca a calarsi, sparendo, in un personaggio umile come la Collins e semplicemente “portando” il suo ruolo, anche se con mostruosa bravura, e ben affiancata da John Malkovich nel ruolo del reverendo. Forse ancora più impressionante però è Jason Butler Harner, nel ruolo di un killer psicopatico, lamentoso, spaventato. Un personaggio quasi più incredibile del Chigurh di Non è un paese per vecchi.

“Mai iniziare una rissa, ma sempre finirla”: con questa frase Christine Collins un giorno ammonì il figlio tornato a casa da scuola ammaccato. Con questa idea in testa una madre difende la verità sfidando il potere, disposta anche a sacrificare la sua libertà.