Il caso editoriale degli ultimi anni diventa il film più amato dagli adolescenti, rischiando di scalzare dai loro cuori – come è avvenuto con le rispettive saghe letterarie negli Usa – niente meno che Harry Potter. C’è molto di un’oculata campagna marketing nel successo prima dei libri di Stephenie Meyer (quattro: dopo Twilight sono arrivati New Moon, Eclipse e da poco Breaking Dawn) e ora del film che sta sbancando ai botteghini di tutto il mondo. Ma non solo.

C’è anche la capacità di catturare sentimenti, stati d’animo e vicissitudini in cui gli adolescenti (e soprattutto, le adolescenti) si ritrovano. Al di là della cornice fantasy, ovviamente improbabile. E di qualche effetto o effettaccio che può far sorridere o inorridire. Innanzi tutto, il film si rivolge appunto agli adolescenti. Gli adulti – soprattutto i critici, va da sé – che lo osservano con il sopracciglio alzato, come sempre in questi casi, senza cercare di capirlo non fanno un buon servizio ai propri lettori, fossero adulti (magari genitori o insegnanti, ma anche semplici spettatori curiosi di capire se il caso del momento è anche per loro) o ragazzi. Che magari leggono poco i giornali, ma quando li leggono amerebbero non essere derisi. Ma tant’è. Con un film del genere ci si deve dunque sforzare di vederlo con gli occhi del pubblico cui è destinato (come i film per bambini, spesso ridicolizzati da certi osservatori per partito preso, a parte la felice moda dell’animazione). E allora bisogna ammettere che in questa categoria Twilight è ben fatto.

Se il libro è superiore ai libri che in Italia impazzano in quella fascia d’età, ovvero quelli di Federico Moccia, così il film straccia alla grande i film tratti dai furbi romanzetti dello scrittore romano (che quest’anno ha ripreso anche, ahinoi, la carriera da regista). Niente lucchetti, niente frasi svenevole. In Twilight il livello rimane mediamente alto, ben scritto, letterario in senso buono, anche felicemente retrò in senso romantico. Tanto da far pensare a modelli alti: Romeo e Giulietta ma anche La Bella e la Bestia.

In breve la storia: Isabella, detta Bella, lascia la madre con cui vive a Phoenix da anni (i genitori si sono separati quando era piccola) quando si risposa e va a vivere con il padre – che non frequenta da tempo – nella piccola e piovosa cittadina di Forks, vicino Washington. Il padre è di poche parole, distratto, assente, poco comunicativo con lei. A scuola lei è attirata dalla semplicità dei nuovi compagni ma anche restia ad aprirsi completamente, per il suo carattere riservato e sobrio. Ma subito incrocia lo sguardo con il silenzioso e affascinante Edward Cullen, accerchiato da parenti alquanto misteriosi. E quando lui le salva la vita la scintilla scocca inesorabile, anche se lui sembra anche più scostante di lei… Bella non tarderà a scoprire che forza e velocità incredibili di Edward nascondono un segreto… Edward, ai lettori è inutile nasconderlo, è un vampiro di oltre cento anni; e la sua attrazione per Bella potrebbe esserle fatale. Se si scatena la passione, lui potrebbe morderla e trasformarla in un’immortale, come loro. Ma per scelta lui e la sua famiglia hanno deciso di non fare del male agli uomini, cibandosi solo di sangue animale: fatto un po’ frustrante («è come se mangiassimo solo tofu», dice Edward) ma che permette loro di muoversi anche di giorno, di andare a scuola e di frequentare – con estrema misura – i propri “coetanei”. La tensione della storia nasce non solo dal fatto che Bella scopre subito il suo segreto ma che lei vorrebbe lasciarsi andare alla passione e, chissà, forse anche condividere il destino eterno dell’amato, ma il “vampiro gentiluomo” resiste stoicamente. E quindi non vanno oltre qualche casto bacio.

Nella seconda parte, il romanticismo lascia spazio a una svolta thriller-horror, quando irrompe sulla scena un terzetto di vampiri “classici” che uccidono e mangiano umani. E il più sadico dei tre fiuta la preda Bella e prova gusto nel portarla via al collega innamorato Edward. Che dovrà far di tutto per salvarle la vita.

La regista Catherine Hardwicke (carriera strana la sua: questo è il suo terzo film, dopo lo scandaloso Thirteen e il religioso e quasi parrocchiale Nativity sull’amore tra Giuseppe e Maria e sulla nascita di Gesù) riesce a coniugare efficacemente l’aspetto dark con quello romantico. La prima parte del film è la più interessante, perché propone – sotto il velo della storia fantastica propone temi e sentimenti tipici dell’universo giovanile e adolescenziale: dai rapporti con i genitori a quelli con i coetanei, dai primi turbamenti amorosi alle schermaglie del rapporto sentimentale. Anche se è un amore particolare: «Il leone si innamorò dell’agnello» le dice Edward.

Eppure, quel che è più interessante è che il fondo della storia tra Edward e Bella è dominato dal desiderio di un amore assoluto, eterno, per sempre. Che è il desiderio di ogni amore, anche quello vissuto dalle persone più immature o superficiali (o che vengono rappresentate così: anche i ragazzi “di Moccia”, con il lucchetto chiedono un per sempre, salvo poi ridurre il tutto a storie di sesso, e di possesso; l’altro ridotto a oggetto e non più come domanda). Bella, in particolare, è una ragazza sensibile e intelligente, che fin dalle prime battute ci viene mostrata pronta a vivere con intensità la sua esistenza («Non ho mai pensato a come sarei morta, ma morire al posto di qualcuno che amo è un buon modo per andarmene» è la frase che la introduce; e scopriremo che non si riferisce, banalmente, al ragazzo amato).

Anche inquieta, per la bislacca esistenza cui l’ha costretta la separazione dei genitori e la loro scarsa predisposizione ad essere genitori (la madre apprensiva e in cerca di “confidenze” ma superficiale, il padre distante e incapace di parlarle). La giovane Kristen Stewart che la interpreta, già apprezzata in un piccolo ruolo in “Into the Wild”, è davvero molto brava nel rendere i suoi turbamenti: c’è da aspettarsi una sua brillante carriera. Un po’ meno convincente il coprotagonista, ingessato (anche nell’aspetto bianchissimo…) nella parte del vampiro centenario, dallo sguardo perso e allucinato. E in generale le apparizioni della famiglia dei vampiri, bianchissimi e al ralenti, oscillano tra il ridicolo e l’ironico. Ecco, per fortuna è l’autoironia che salva in corsa molte scene, come quella (un po’ridondante) della partita di baseball. Oltre a un senso del ritmo avvincente. Poi, come detto, tante altri dettagli non piaceranno a un pubblico di adulti curiosi o accompagnatori, come le schermaglie e i “tira e molla”, tra i due, anche se dettati spesso da senso del sacrificio (da parte di lui, che ha paura di farle del male).

Ma, a essere onesti, basterebbe osservare i ragazzi di quell’età, o ricordarsi come si è stati da adolescenti (timidi o sfrontati, teneri e coraggiosi, goffi o retorici: “la tua è una maschera!” dice Bella a un certo punto) per essere comprensivi. Qualcuno parla di deriva new age, e forse non a torto. Ma su questo è meglio sospendere il giudizio: a giudicare dalle trame dei successivi episodi, il peggio potrebbe ancora avvenire. E non si vede come potrebbero essere tenuti in vita gli aspetti realistici che abbiamo apprezzato in Twilight. Già dalle ultime scene si intravede il sequel, peraltro appena annunciato. E nulla ci eviterà almeno tre o quattro film (o oltre, se la scrittrice non si ferma).

Se ci fermiamo però, come giusto, al primo “tomo” dobbiamo ammettere che il livello è accettabile.


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