Non si può parlare di The Spirit senza tener conto di due cose: il personaggio e il regista. “The Spirit” è un fumetto uscito dalla matita di Will Eisner negli anni ’40. È un poliziotto il cui nome originale è Denny Colt, ucciso nella prima avventura e tornato in vita grazie ai misteriosi esperimenti del Dr. Cobra. Da quel momento assume il nome di “The Spirit”, per combattere i criminali, affiancando la polizia e avendo anche un discreto successo con le donne.
“The Spirit” è un supereroe noto principalmente tra i cultori dei fumetti (le sue storie sono durate solo un ventennio), anche se in America ha avuto una discreta diffusione. L’idea di portare questo personaggio sul grande schermo è di Frank Miller, vero genio della tavola illustrata. Suo è stato il restyling di “Batman” che l’ha fatto diventare “il cavaliere oscuro”, togliendogli di torno Robin e ambientando le storie in una Gotham City corrotta e impermeabile a ogni tipo di redenzione. Suo è il merito di essere l’artefice, con il regista Robert Rodriguez, di Sin City, che ha totalmente trasformato la modalità di trasporre un fumetto sul grande schermo: esaltando il tratto e l’inchiostro, riducendo al minimo la tridimensionalità dei personaggi, modificando la tavolozza dei colori, innestando il disegno sugli attori. Sin City è una pietra di paragone che, anche per chi disprezza il genere, non può essere ignorata.
Miller è anche l’autore del fumetto da cui Zack Snyder ha ricavato 300, mutuando la sceneggiatura del film, tavola dopo tavola, dall’album originale, facendo recitare gli attori in uno studio vuoto e ricreando al computer tutte le ambientazioni. Ora Miller, da solo, ha realizzato The Spirit, nel quale affianca lo sconosciuto Gabriel Macht ad altri attori molto noti e molto riconoscibili (Scarlet Joahnsson, Eva Mendes, Samuel L. Jackson, la televisiva Sarah Paulson).
Miller, se possibile, pigia ancora di più il pedale che in Sin City: alla tecnica “illustrativa” di ripresa e narrazione aggiunge una storia complicata, girata a scatti, con inquadrature molto ravvicinate che esaltano costumi, smorfie e ghigni di personaggi esageratamente caricaturali, che tendono a sottolineare ogni loro azione con roboanti dichiarazioni, alternando momenti onirici a scene di violenza inverosimile.
È una visione faticosa, bisogna ammetterlo, anche per chi è molto ben disposto nei confronti di Miller, ma soprattutto per chi ricorda i fumetti di Will Eisner, che avevano un’ironia e una leggerezza nel disegno che qui è totalmente assente, e della quale si sente molto la mancanza.
Il protagonista di The Spirit è in perenne lotta con il malefico Octopus (Jackson), ma deve guardarsi anche dalla pericolosa Sand Saref, della quale un tempo era innamorato, come pure da Silken Floss (la Joahnsson) che complotta con Octopus per escogitare nuovi modi per farlo a pezzi (l’unico sistema per eliminarlo totalmente, dato che è refrattario a qualsiasi ferita).
Resta una grande tecnica, ma può bastare? The Spirit probabilmente lascerà molti perplessi, molti delusi, i pochi rimasti caldamente entusiasti, in attesa della prossima uscita di Sin City 2.