Sono lontani i tempi in cui d’estate i cinema chiudevano per ferie. A parte alcuni piccoli cinema, soprattutto in luoghi dove la concorrenza “balneare” è effettivamente un problema, nelle città ma anche nei grandi multiplex periferici l’attività cinematografica non cala più come una volta: le sale si sono attrezzate con l’aria condizionata, le case cinematografiche hanno capito che il pubblico ha ancora fame di film e che in vacanza quasi tutti ci vanno due o tre settimane al massimo, quasi sempre in agosto. Morale: da circa dieci anni grandi film escono senza problemi con il periodo estivo, mentre un tempo anche con i primi caldi primaverili avveniva la serrata.

E se negli anni scorsi erano soprattutto i blockbuster hollywoodiani a farla da padroni (Spider-Man 3, Pirati del Carabi 3, il quinto episodio di Harry Potter, per citare i campioni dell’estate 2007), adesso l’offerta è più diversificata. Ci sono stati, sì, consueti titoloni americani come il “quarto” Indiana Jones e la versione cinema di Sex and the City, il mostruoso eroe verde L’incredibile Hulk, la commedia Un amore di testimone con Patrick Dempsey, il terrore d’autore di M. Night Shyamalan di E venne il giorno (comunque una proposta più sofisticata), in attesa di film in uscita a luglio come l’action Wanted con Angelina Jolie, Hellboy 2 e soprattutto il nuovo atteso episodio di Batman intitolato Il cavaliere oscuro (la data più “tardiva” e coraggiosa di tutte: addirittura il 23 luglio!). Senza contare che dopo una brevissima pausa, quest’anno le grandi uscite riprendono addirittura a Ferragosto (esattamente il 14 agosto) con il sequel de Le cronache di Narnia, Il principe Caspian, mentre due settimane dopo ci sarà l’atteso film di animazione Kung Fu Panda.

Ma a questi grossi film nell’estate 2008 si sono aggiunti alcuni esponenti del cinema italiano: in primo luogo Gomorra e Il divo (usciti a maggio, ma con coda importante a giugno e probabile vita fino a settembre), che hanno avuto successi al botteghino importanti o addirittura superiori (è il caso di Gomorra) ai diretti concorrenti americani; e, sia pure su un piano completamente diverso, il cinema italiano si segnala anche per la novità di un film comico natalizio… in estate: Un’estate al mare dei fratelli Vanzina (uscita: 27 giugno), con tanti comici fra cui Ezio Greggio, Lino Banfi, Massimo Ceccherini e tanti altri, oltre alle consuete bellezze discinte, è il tentativo di portare in sala in questo periodo il pubblico “televisivo”, che ci va solo durante le feste di Natale a vedere le varie prodezze, sulla neve e non, dei vari Christian De Sica, Massimo Boldi, Leonardo Pieraccioni e così via.

L’aspetto però più interessante, oltre al successo di Gomorra – che è diventato per tanti spettatori il film imperdibile dell’annata, di cui tutti parlano – e in misura minore de Il divo, sta nell’uscita di una serie di titoli invece che rischiano di scivolar via senza destare interesse nel pubblico. Fra quelli già in sala da qualche giorno o settimana, se ne possono citare parecchi: il documentario Maradona firmato dal grande regista Emir Kusturica, ritratto del grande campione argentino che oltre a insopportabili deliri politici (Dieguito è diventato negli anni un fan di Castro, Chavez, Che Guevara, e odia fieramente il presidente Usa George Bush) riesce a raccontare l’umanità ferita di un uomo che ha sprecato il suo talento e ne è sinceramente addolorato e l’importanza della sua famiglia e del rapporto con Dio nel non farlo precipitare definitivamente nell’abisso; Quando tutto cambia, esordio alla regia dell’attrice Helen Hunt, che parla di famiglie in pezzi e desideri frustrati di maternità ma anche di una realtà che può sovvertire schemi costruiti con tenacia; Tropa de Elite, il Gomorra brasiliano che ha vinto il festival di Berlino, spaccato delle violenze e del degrado di Rio de Janeiro e delle azioni di un nucleo speciale della polizia brasiliana che affronta il crimine senza mezze misure; Il resto della notte, appena uscito, dell’italiano Francesco Munzi (anche lui a Cannes, nella sezione Quinzaine des realisateurs), tratta il tema degli immigrati (rumeni, in questo caso) e delle violenze di cui alcuni di loro si macchiano senza luoghi comuni. Tra le varie proposte, spiccano due film che mettono d’accordo la critica e il pubblico: L’anno in cui i miei genitori andarono in vacanza, altro film brasiliano che racconta – sullo sfondo dell’estate 1970 in cui il Brasile vinse i Mondiali di calcio (contro l’Italia…) – il dramma di un ragazzo i cui genitori fuggono dalla dittatura militare (la vacanza è ovviamente una scusa pietosa per non spaventarlo), mentre il nonno che dovrebbe accudirlo muore e lui si trova ad affrontare la vita in circostanze drammatiche; e Noi due sconosciuti, con due attori amati dal pubblico come Benicio Del Toro e Halle Berry, dove la morte di un uomo avvicina la vedova (con due bambini) all’amico di lui, tossicodipendente. Infine, sta per uscire – il 27 giugno – il film russo 12, diretto dal regista russo Nikita Mikhakov, premiato all’ultima Mostra di Venezia. Ispirato al capolavoro di Sidney Lumet La parola ai giurati (il cui titolo originale era infatti 12 Angry Man, 12 uomini – quelli della giuria – arrabbiati), ma attualizzato al conflitto ceceno in corso, vede anche in questo caso un giurato opposto agli altri undici nel valutare le accuse di un presunto assassinio (un giovane ceceno, appunto) che rischia la condanna a morte. Ma è soprattutto una riflessione sulla verità e sul destino.

Ma è soprattutto Once – di cui abbiamo fatto un cenno in un recente ragionamento sui film musicali – il film da non perdere quest’estate: un piccolissimo film irlandese, salito alla ribalta per il suo successo in America dove ha conquistato il pubblico – oltre a personaggi come Steven Spielberg e Bob Dylan – al Sundance Festival e ha vinto l’Oscar per la miglior canzone (la splendida “Falling Slowly”). La storia è tanto semplice quanto commovente: a Dublino si incontrano un giovane musicista di strada e una dolce ragazza straniera (che ha lasciato la Repubblica Ceca) che sopravvive con piccoli lavoretti. Entrambi hanno storie d’amore alle spalle che hanno lasciato ferite, entrambi amano la musica (lei è una pianista). Iniziano a suonare insieme, a raccontarsi le proprie vite, a svelarsi pensieri e sentimenti. La musica è il trait d’union delle loro vicende: le (bellissime) canzoni spiegano quello che da soli non si riuscirebbe a dire. Potrebbe essere amore tra loro, ma lei ha una figlia piccola (insieme vivono con la madre di lei) ed è sposata, anche se il marito è rimasto in patria e il matrimonio sembra finito. L’esito del loro breve incontro non è però – come l’attrazione evidente suggerirebbe – una breve avventura «senza seguito» come dice la ragazza a un certo punto. Ma un sorprendente, e toccante, rilancio delle rispettive esistenze, in cui il dolore e la gratitudine reciproca hanno uguale posto. Once è un film difficile da trovare nei cinema italiani (lo programmano solo una trentina di sale): ma ne vale assolutamente la pena.