Il Cavaliere oscuro
Di Christopher Nolan con Christian Bale, Heath Ledher, Aaron Eckhart, Gary Oldman
Forse solo Christopher Nolan (già regista di film inquietanti come Memento, Insomnia, e The Prestige) poteva osare di spingersi fino al punto di cambiare così sottilmente e al tempo stesso radicalmente l’immagine di Batman. Nato come fumetto alla fine degli anni ’30 dalla matita di Bob Kane per l’americana DC Comics, Batman sembrava destinato a scomparire negli anni ’80. Prima sopraffatto (come Superman) dalla nascita dei nuovi eroi Marvel (l’Uomo Ragno, i Fantastici 4, Hulk e così via), poi dal fatto che i supereroi americani in molti paesi cedevano il passo a nuovi personaggi prodotti in loco (dai manga giapponesi fino agli italianissimi Martin Mystere o Dylan Dog), Batman pagava anche l’invecchiamento di un immagine che il tempo aveva logorato, fino a farlo apparire ridicolo o trash (vedi i telefilm degli anni ’70).
Poi arrivò Frank Miller, un disegnatore cresciuto nella Marvel (suoi sono ad esempio, Daredevil e Elektra), e Batman divenne “Il cavaliere oscuro”: più vecchio, più disincantato, e che soprattutto si muoveva in un mondo che non era più quello del “sogno americano”, ma in un ambiente corrotto e violento, dove anche la vittoria sui criminali sapeva sempre di amaro. Il fumetto di Miller fu di ispirazione anche per un regista come Tim Burton, che portò sul grande schermo i primi due film della serie (Batman e Batman – Il ritorno), che opponevano al supereroe due tra i più ricordati dei suoi avversari: il Joker e il Pinguino. Burton ha accentuato l’immagine “notturna” dell’Uomo Pipistrello e di Gotham City, la sua città, riportando Batman a quel successo ormai impensabile per i supereroi e aprendo così la strada, grazie anche al perfezionamento degli effetti speciali, agli attuali successi cinematografici di tutti i personaggi della Marvel.
Tralasciando i dimenticabili due film diretti da Joel Schumacher, che segnarono una battuta d’arresto (fino a far dubitare la Warner Bros dell’opportunità di fare ancora film sull’Uomo Pipistrello), l’essersi affidati a Christopher Nolan si è dimostrata una mossa vincente. Nolan, già da Batman Begins e in questo Il Cavaliere oscuro dimostra di avere il perfetto controllo di una produzione da 150 milioni di dollari: azione, effetti speciali, cast, dialoghi, attori, ed è capace di ricreare atmosfere che ricordano capolavori di degli anni addietro (da Arancia meccanica a Heat – La sfida a la saga de Il Padrino, solo per fare qualche esempio). Tutto il film è calibrato in modo da acuire lo sgomento dello spettatore, e lo si vede fin dalla scena iniziale della rapina in banca: perfettamente ritmata, come una danza, e che definisce in modo agghiacciante che razza di criminale Joker sia (e quanto sia efficace lo scomparso Heath Ledger nell’interpretarlo). Ma quello che sorprende maggiormente (e qui sta il talento che Nolan dimostra in ogni suo film) è l’approfondimento psicologico dei personaggi. Proprio come gli dei dell’antica Grecia erano gli archetipi per parlare dell’uomo, il supereroe e i suoi antagonisti ne Il Cavaliere oscuro sono due facce della stessa umanissima medaglia. Batman, non dimentichiamolo, a differenza di altri supereroi non ha poteri sovrannaturali, non viene da un altro pianeta e non ha subito mutazioni; tutto quello che fa lo deve alla scienza e alla tecnologia che, da miliardario, può permettersi. Joker punta proprio su questo, e sembra continuamente “tentare” un Batman sempre più solitario e scoraggiato: «Non voglio ucciderti – dice a un certo punto Joker – tu mi completi». Joker vuole che anche Batman scelga il caos, ben sapendo che il super eroe è un uomo; e quanto può resistere un uomo al Male?
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