A una prima occhiata del programma, e dopo aver visto i primi film in calendario, si resta abbastanza perplessi. Confrontando i titoli di quest´anno con quelli delle edizioni precedenti si nota una decisa sterzata verso un cinema più elitario, di autori poco noti e di filmografie lontane dai gusti occidentali. Muller è un valente sinologo e i suoi legami con la cinematografia dell´estremo oriente sono stati sovente occasione di scoperte di autori e storie. Magari riservate a nicchie di pubblico, spesso limitate a una distribuzione ristretta, comunque interessanti. D´altra parte il direttore ha sempre dimostrato di apprezzare anche i film di vasto impatto presso il pubblico, portando a Venezia pregevoli titoli della grande produzione hollywoodiana o del cinema indipendente americano. Ieri i che fan che si accalcavano alle transenne del tappeto rosso calpestato dai divi, urlavano e si sbracciavano al passaggio di George Clooney e Brad Pitt, consacrati sull´ultima copertina del mensile Best Movie che tutti sventolano e cercano di farsi autografare e protagonisti dell´ultimo film dei fratelli Coen, Burn After Reading, ma anche per Riccardo Scamarcio (quest´ultimo solo nella veste di “principe consorte” della giurata Valeria Golino).

Ma, ahi loro, non ci saranno molte altre occasioni per i cacciatori di notorietà: a tenere compagnia ai Coen (che non sono in concorso) di americani ci sono solo i film di Jonathan Demme, Rachel Getting Married, poi Hurt Locker di Kathryn Bigelow e The Wrestler di Darren Aronofsky, registi la cui fama risale ormai a parecchi anni fa o che ancora devono convincere il pubblico. Il film dei Coen rimane impresso, per la sua visione pessimistica della società americana, espressa coi consueti toni ferocemente satirici e grotteschi. Si ride dell´assurdità delle situazioni e della stupidità, che rasenta la patologia, dei personaggi; di certo rimane in bocca un sapore molto amaro. Sarà comunque difficile che altri tra i film in programma riescano a raggiungere il livello dei Coen, capaci di fare film molto intelligenti e al tempo stesso di richiamo per un vasto pubblico. Sarebbe una piacevole sorpresa trovare titoli altrettanto interessanti tra i prodotti europei o asiatici, ma quanto si è visto finora (il tedesco Jerichow, l´iraniano Shirin o anche PA-RA-DA di Marco Pontecorvo, solo per citarne alcuni) sono film che possono destare un´attenzione alquanto circoscritta. C´è una discreta attesa per i film italiani di Ferzan Ozpetek (Un giorno perfetto) e di Pupi Avati (Il papà di Giovanna), i cui manifesti tappezzano praticamente tutto il Lido. Sarà difficile vedere i fan sbracciarsi per Valerio Mastandrea, Silvio Orlando, Alba Rohrwacher o Isabella Ferrari con lo stesso entusiasmo riservato ai loro colleghi americani. Speriamo almeno che in sala reggano il paragone.