Tornano i quattro personaggi del fortunato film di animazione del 2005: il leone Alex, la zebra Marty, l’ippopotamo Gloria e la giraffa Melman. Li avevamo lasciati alla fine del primo episodio ormai ambientati sulle spiagge del Madagascar, ma comunque nostalgici della loro New York.
Adesso sono pronti a tornare a casa, con l’aereo pilotato dai mitici pinguini (i veri mattatori, a sorpresa, del primo episodio con le loro irresistibili gag), riparatori improvvisati del veivolo. Ovviamente, dopo il decollo l’aereo si schianta e i nostri eroi si ritrovano ancora in Africa, alle falde del Kilimangiaro. Qui, ognuno dei quattro amici deve affrontare situazioni nuove: il leone trova mamma e papà che lo videro rapire da piccolo, la zebra il proprio branco, l’ippopotamo femmina le avance di un maschio della sua specie mentre la giraffa spasima per lei (e, pur con tutte le sue paure e ipocondrie, scova dentro di sé un insospettabile coraggio). Mentre i pinguini continuano a fare storia a sé, insieme a un gruppo di scaltrissime scimmie sindacaliste, il lemure re Julien e una terribile vecchietta a capo di un gruppo di turisti completano il quadro.
Il successo del primo episodio, con l’ormai celebre canzoncina piuttosto irritante ma amatissima (“Mi piace se ti muovi”), rendeva inevitabile il sequel di Madagascar ancora diretto da Eric Darnell e Tom McGrath. Come nel primo film ritmo, trovate e gag non mancano, ma anche stavolta non si va oltre alla comicità semplice che soddisfa i più piccoli ma rischia di lasciare delusi i più grandi, abituati ormai a capolavori di animazione come i film Pixar (inutile anche solo provare un paragone: qui complessità e profondità sono assolutamente bandite) ma anche film “comici” come L’era glaciale e il sequel o i primi due Shrek, senza contare il gradevole Kung Fu Panda.
Insomma, anche in casa DreamWorks si è fatto di meglio, ma gli elementi del successo c’erano tutti e infatti hanno prodotto il campione delle feste di Natale (a pari merito con il cinepanettone Natale a Rio) e già immaginiamo il terzo episodio (finalmente di nuovo a New York? E come fare con il titolo-brand di successo?). Certo, non mancano gli spunti “seri”, come nel precedente: a parte il “solito” elogio dell’amicizia, che giustamente non manca mai nel cinema per bambini e ragazzi, c’è spazio per il tema della famiglia ritrovata e per quello dell’identità (usciti dallo zoo, ora finalmente scoprono che come loro ci sono tanti altri leoni, zebre, giraffe e ippopotami, con reazioni dallo spaesamento all’euforia), nonché per l’amore fra specie “straniere”; un invito alla tolleranza piuttosto classico nel cinema d’animazione.
L’aspetto positivo è che con film di così ampia presa i bambini si avvicinano al cinema come linguaggio e alla sala cinematografica come luogo per apprezzarlo al meglio. Ma a chi cerca, anche da genitore accompagnatore, qualcosa di più di un semplice divertimento, o anche solo un divertimento di più alto livello (insomma: con L’era glaciale e i primi due Shrek si rideva molto di più…), la saga di Madagascar finora non riesce ad esaltare. E continuiamo a non capire cosa c’entrino certi ammiccamenti (il balletto del primo film, una serie di allusioni ripetute in questo “numero 2”) con il pubblico dei bambini, destinatario naturale di un prodotto di questo genere.
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