Parte la quarta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, in programma da oggi al 23 ottobre 2009. Un festival che nacque nel 2006 con presupposti ben diversi: nelle prime due edizioni in cui si chiamava Festa del Cinema sotto la presidenza di Goffredo Bettini, braccio destro dell’allora sindaco della Capitale, doveva incarnare un’idea di manifestazione nuova, ideata direttamente dal primo cittadino – e grande appassionato e conoscitore di cinema – Walter Veltroni.
Con grandi stelle, grandi attori, grandi registi (ma di grandi film, soprattutto il primo anno, ce ne furono pochi) e un’innovativa ipotesi di festival popolare, poco elitario e molto attento al pubblico. Non funzionò tutto benissimo: soprattutto, la feroce concorrenza tra festival non fece tanto male alla Mostra di Venezia – come temevano alcuni e speravano altri – quanto all’evento romano, che non mantenne tutte le promesse. Ciò nonostante, si rivelò un buon successo di pubblico, con una capacità di animare l’interesse della città più cinematografica d’Italia, che non aveva un suo festival.
L’anno scorso, dopo l’inaspettata sconfitta del centrosinistra alle elezioni e l’ascesa di Gianni Alemanno in Campidoglio, ci furono timori di un declino brusco e veloce. Ad Alemanno del festival pareva importare poco, e nel suo entourage – per esempio il regista Pasquale Squitieri – si voleva ridurre ai minimi termini la manifestazione, considerata solo uno spreco di risorse.
Prevalse, per fortuna, il buon senso: si ridusse il budget (peraltro, a Comune, Provincia, Regione e Camera di Commercio si sommano i fondi di molti sponsor privati), si nominò alla presidenza l’esperto e unanimemente stimato Gian Luigi Rondi (anche a capo dell’Accademia che assegna i David di Donatello), si portò a termine in pochi mesi un’edizione minore ma dignitosa.
Oggi, si è ridotta la squadra dei 5 direttori (un’esagerazione) a un solo direttore unico, Piera Detassis, coadiuvata da collaboratori e responsabili di sezioni tematiche (documentari e film per ragazzi). La struttura del programma non è tanto diversa dal passato: le sezioni, a parte qualche modifica nominalistica già introdotta nel 2008 da Rondi, sono più o meno le stesse da quando è nato l’evento romano; e rimane, di fondo, l’idea di mixare il popolare con la ricerca. Ma giocando forse senza più ambiguità verso una dimensione propria, dove il “cappello” politico non c’è più e dove fortune e risultati sono legati solo alle scelte e al lavoro di chi fa il festival. Molto meglio, diciamo noi.
Il programma del Festival 2009 vede un concorso – punto debole del primo triennio – sulla carta un po’ più forte del passato. Torna il vincitore del 2007, il regista Jason Reitman che con Juno convinse la giuria che era formata da 50 spettatori. Ora c’è una giuria di esperti (presieduta da Milos Forman, con Gabriele Muccino, il regista russo Pavel Lungin autore dello splendido L’isola, l’architetto Gae Aulenti, l’attrice tedesca Senta Berger, lo sceneggiatore francese Jean-Loup Dabadie, la scrittrice e regista algerina Assia Djebar), e Reitman porta il film Up in the Air con George Clooney (che farà il bis, dopo il passaggio a Venezia) nei panni di un impiegato che viaggia da un capo all’altro dell’America per il suo lavoro, che è quello di “tagliatore di teste” (ovvero, chi decide i licenziamenti) senza troppi scrupoli.
I tre film italiani sono diretti da registi all’opera seconda (L’uomo che verrà di Giorgio Diritti, sulla strage di Marzabotto, molto suggestivo con il suo dialetto bolognese e con la fotografia verista; Alza la testa di Alessandro Angelini, con Sergio Castellitto padre al centro di una storia drammatica; Viola di mare di Donatella Maiorca, che nella Sicilia di fine 800 racconta l’amore di due donne).
Ma ci sono altri nomi importanti: il francese Cédric Kahn (già autore di La noia e Roberto Succo) con Les regrets, il bosniaco Danis Tanovic (Oscar al suo esordio con No man’s land) con la coproduzione Triage, che vede interpreti Colin Farrell e Paz Vega, il cileno Miguel Littin con Dawson Isla 10 che rievoca la prigionia in un campo di concentramento di collaboratori e ministri di Allende dopo il golpe di Pinochet del 1973, la tedesca Margarethe Von Trotta che in Vision racconta alla sua maniera la vita e la fede mistica di Hildegard von Bingen, lo spagnolo Alberto Rodriguez con After su un triangolo a base di eccessi, l’americano Michael Hoffman con The Last Station (con Helen Mirren), prodotto in Germania e Russia. Completano l’elenco dei 14 titoli in concorso l’argentino Marco Berger con Plan B, il libanese Dima El-Horr con Chaque jour est une fête, l’italo-danese Nicolo Donato con Brotherhood e il cinese Geng Jun con Qingnian.
Ma il festival di Roma non ha mai puntato esclusivamente al concorso, ricercando la sua ragion d’essere tra i grandi nomi, i titoli spettacolari, gli eventi, gli incontri. Come l’ormai consueto duetto sarà, che quest’anno sarà tra Giuseppe Tornatore e Gabriele Muccino, due tra i nostri registi più internazionali per la sezione L’altro Cinema-Extra di Mario Sesti, che proporrà nel suo programma altri incontri con il pubblico che vedranno come protagonisti Meryl Streep, Richard Gere, Paulo Coelho (che presenta, in anteprima mondiale, il suo primo lungometraggio, Paulo Coelho’s The Experimental Witch) e Asia Argento.
E grande attenzione è ovviamente da destinare ai “fuori concorso”, dove si trovano una serie di film americani di peso: il nuovo film dei fratelli Coen A Serious Man (una storia ambientata nella loro città natale e senza attori noti, su un professore ebrei la cui vita crolla dopo la fuga della moglie), Julie & Julia di Nora Ephron, con Meryl Streep (che riceverà anche il Marc’Aurelio d’oro alla carriera) nei panni di una grande cuoca, The City of Your Final Destination di James Ivory, con Anthony Hopkins, Laura Linney e Charlotte Gainsbourg.
Non solo: ci sarà il debutto alla regia di Stefania Sandrelli con Christine Cristina e la commedia corale Oggi sposi di Luca Lucini (con, tra i tanti, Luca Argentero, Michele Placido, Gabriella Pession, Filippo Nigro, Carolina Crescentini), e poi la coproduzione europea Le Concert, diretta dal rumeno Radu Mihaileanu, Io, Don Giovanni di Carlos Saura, Parnassus di Terry Gilliam – ultimo film interpretato da Heath Ledger, inserito nell’ambito dell’omaggio all’attore scomparso che prevede anche la presentazione dei suoi inediti come regista, e Popieluszko di Rafal Wieczynski, rievocazione del martirio del prete polacco.
Ma anche, nella sezione Alice nelle città, Hachiko: A Dog’s Story di Lasse Hallström con Richard Gere e il cartone animato Astro Boy. E si farà prevedibilmente il bis degli entusiasmi giovanili della scorsa edizione con gli assaggi di New Moon di Chris Weitz, secondo episodio della saga di Twilight.