Il debutto cinematografico di Checco Zalone destava più di un sospetto, legittimo. Invece è una bella sorpresa. In effetti non era scontato che Luca Medici, vero nome del comico e cantante parodistico lanciato in tv dalla trasmissione Zelig riuscisse in un passaggio – quello dalla tv al cinema – riuscito a Massimo Troisi, Carlo Verdone, Aldo Giovanni e Giacomo (che però hanno deluso, con gli ultimi film), di recente Ficarra e Picone, ma che ha generato anche tante delusioni.



Ma Checco Zalone (che, se letto “che cozzalone” significa “che tamarro”, “che rozzo”) ce l’ha fatta. Lui che in tv, è diventato famoso soprattutto per le sue parodie musicali (indimenticabile quella destinata a Jovanotti, nei panni della figlia che rifa una sua canzone stravolgendola in modo perfido), si è appoggiato sui suoi punti di forza senza rifare quanto già fatto per il piccolo schermo.



La trama del suo primo film, Cado dalle nubi, è semplice ma funzionale: Checco, per sfondare come cantante e dimenticare Angela che l’ha lasciato, parte da un piccolo paese della Puglia e si trasferisce a Milano. Con esiti catastrofici, sia in amore che nella musica… Anche se alla fine tutto si sistemerà per il meglio.

È la storia di un Candido pugliese, ignorantissimo e di buon cuore, che non si accorge che l’Angela da lui idolatrata non lo sopporta, e da un pezzo. E in fondo anche di essere solo un mediocre cantante. Per lui, invece, successo e amore arriveranno nella grande Milano.



Battute e situazioni divertenti sono continue e di buon livello, la comicità meno irriverente che in tv ma sempre simpaticamente scorretta: vengono simpaticamente, ma causticamente, sfottuti omosessuali, leghisti, meridionali, preti modernisti e volontariato cattolico. Bersagli che, nella sua comicità apparentemente trash ma in realtà mai volgare, sono però in fondo oggetto di affetto.

Da qui la critica, inevitabile di buonismo. Accusa che in effetti nel finale potrebbe essergli rivolta: tutti i conflitti tendono a comporsi, tutti gli obiettivi delle sue tirate – soprattutto i gay – ne escono alla fine meglio di prima; e ovviamente arriverà anche l’agognato successo, ma con molta autoironia per la sua mediocrità. Se non fosse per un guizzo all’ultima scena, che chiude in bellezza “scorrettamente” parlando.

Zalone è il Borat italiano, com’è stato definito? Il paragone ci sta, ma il “nostro” è anche più simpatico e affatto volgare. In Cado dalle nubi, si sorride spesso e si ride altrettanto di frequente. Tra le cose da ricordare: lo zio muratore che gli sporca la camicia, l’ampolla padana usata per scopi impropri, il cugino gay che si mette a urlare in pugliese (“sembravi l’Esorcista” gli dice il compagno), l’esaltazione dei falsi invalidi… E ovviamente i tanti strafalcioni, meccanismo teoricamente fin troppo sfruttato ma utilizzato al meglio.

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Se contiamo che il comico pugliese ha anche avuto l’umiltà di non mettersi a fare il regista (come, invece in passato, tanti altri comici: ricordiamo oltre ai già citati, anche Pieraccioni, Panariello, Ceccherini…) e di circondarsi di ottimi attori (la dolce Giulia Michelini, il bravissimo Ivano Marescotti leghista arrabbiato, e poi Dino Abbrescia, Fabio Troiano e tanti altri) c’è di che essere soddisfatti.

 

Come in tv, i punti forti sono le canzoni demenziali – alcune già diventate cult, grazie anche a un trailer che ha spopolato – ma anche un gusto per la situazione surreale (eccezionale il provino solitario, che nell’immaginazione diventa un breve ma sontuoso show). Insomma, insieme al regista Gennaro Nunziante, Checco/Luca Medici anche come cosceneggiatore si fa apprezzare. Nell’ambito ovviamente di un film comico minore, che non diventerà certo un classico. Ma che diverte il pubblico, riempie le sale e regala al cinema una faccia nuova su cui contare. Non è poco.

 

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Trailer fornito da Filmtrailer.com