La realtà è, che lo si voglia o no, che la grande industria cinematografica americana si sta aggrappando al 3D come il naufrago interpretato da Tom Hanks in Cast Away alla sua zattera. Quello per tornare alla civiltà, questi per riprendersi il mercato. È di oggi la notizia che il prossimo episodio della saga degli X-Men (X-Men le origini – Wolverine), la cui uscita nelle sale è prevista per il 30 aprile, è già in rete nonostante non ne sia ancora stata completata la post produzione. Tutti sanno che giorno stesso dell’uscita di un film al cinema se ne può trovare la copia in Internet, o il dvd pirata da qualche venditore abusivo agli angoli delle strade o addirittura guardarlo in rete in streaming (mi autodenuncio: anch’io ho visto così The International, ma solo per cercare lo sbandierato cameo del governatore Formigoni di cui, e ne ero certo, non c’è traccia).

Martellati da un paio d’anni di campagna globale del potente CEO di DreamWorks Jeffrey Katzenberg, tutti gli studios stanno realizzando che l’unico, efficace metodo di combattere la pirateria è passare il più velocemente possibile al tridimensionale: il 3D non si può riprendere con una videocamera in sala, non si può caricare su un dvd, non si può vedere sullo schermo di un pc, né sul televisore di casa, né con un videoproiettore senza provare fastidio e bruciore agli occhi. E procurarsi un paio di (costosi) occhiali come quelli che forniscono nei cinema non servirà a niente, perché il film funziona solo se proiettato da uno speciale videoproiettore digitale, che non si trova certo in commercio all’ipermercato.

Per cui quello cui assistiamo oggi è solo l’inizio: Bolt, Viaggio al centro della terra, Mostri contro alieni sono l’avanguardia delle prossime truppe hollywoodiane dall’uniforme tridimensionale (anche la Pixar si allinea e farà tornare in sala tutti i sui film appositamente rimasterizzati). Katzenberg sostiene, a ragione, che è il più grande salto tecnologico che il cinema ha fatto dall’introduzione del colore e che non ha niente a che spartire coi timidi tentativi degli anni ’50, quando per qualche titolo tutti si infilarono degli occhialetti di cartone dalle lenti di plastica verde e rossa. Il “nuovo” 3D effettivamente è molto più sofisticato, anche se le spesse lenti necessarie alla visione tolgono un po’ di brillantezza e luminosità alla proiezione, ma l’effetto è indubbiamente coinvolgente ed in grado di attirare l’attenzione su titoli che, senza effetti, sarebbero perlomeno giudicati mediocri.

Prendete Mostri contro alieni: la citazione dei B-Movie degli anni ’50 è una cosa simpatica (dal Mostro della laguna a The Blob), ma di certo se ne accorgono solo i cinefili o gli spettatori di una certa età, e la storia è ben poca cosa: il giorno delle nozze la giovane Susan viene colpita da un meteorite e si ritrova coi capelli bianchi e a crescere di fino a diventare alta come un palazzo di cinque piani. Scaricata dal suo vanesio fidanzato, viene rapita da un battaglione di soldati e rinchiusa in una base militare di cui tutti ignorano l’esistenza (sono, tra l’altro, scene inutilmente crudeli e tristi, che non si capisce cosa ci facciano in un film esplicitamente rivolto ai bambini). Lì incontra altri “mostri”, rinchiusi da decine di anni: il Dottor Scarafaggio, uno scienziato pazzo che per un esperimento sbagliato si è trasformato in un insetto gigante; B.O.B, una sorta di gelatina bluastra con un occhio solo e senza cervello; L’anello mancante, un essere metà pesce e metà scimmia e, per finire, Insettosauro, una larva pelosa alta cento metri. Al comando del generale Monger dovranno vedersela con Galaxhar, un alieno che vuole distruggere la terra con dei robot che assomigliano a giganteschi panettoni spartitraffico.

Ognuno di questi personaggi, con l’eccezione di Susan, ha una personalità praticamente inesistente e tutto si riduce nelle scene di azione, che, grazie appunto al 3D, fanno sentire anche lo spettatore sul campo di battaglia, sfiorato dai raggi e proiettili vari. Può bastare per accontentare lo spettatore? Forse i più piccoli; ma per giustificare l’inevitabile aumento del prezzo del biglietto sarà bene che gli sceneggiatori si impegnino maggiormente.


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