Continua il nostro viaggio tra i film della stagione appena conclusa. Dopo le due puntate sugli imperdibili, continuiamo con i grandi film da vedere o sui consigli da girare caldamente ai lettori affezionati o agli amici. Venti film magari non perfetti, ma dotati di grande sensibilità, importanti per il tema o la storia proposta o anche solo molto piacevoli. E iniziamo con escludere dall’elenco “grandi” film che non ci hanno convinto, dall’ultimo Harry Potter (il peggiore della serie: l’unico finora a non averci convinto, e avvinto) e il super nominato all’Oscar (ma poi poco premiato) Il curioso caso di Benjamin Button con Brad Pitt.

Di questi tempi, un anno fa, usciva il secondo episodio de Le Cronache di Narnia: Il Principe Caspian. Rispetto all’eccellente primo episodio, che sorprese tanti (soprattutto chi non conosceva i romanzi di Lewis), il secondo è meno pregno di significati e più debitore al puro genere avventuroso e fantasy, ma non mancano spunti interessanti. Di minor successo, il film sembrava aver pregiudicato il proseguire della saga. Pericolo, per ora, scongiurato: si sta lavorando al terzo episodio. Sul fronte dell’animazione, dopo i capolavori di cui abbiamo parlato in precedenza menzioniamo due ottimi film: Kung Fu Panda, sull’introduzione alle arti marziali di un panda ciccione sgraziato (doppiato in maniera un po’ fastidiosa da Fabio Volo) da parte del maestro Shifu, in un parabola sull’educazione e il talento e sulla capacità di intuirlo anche nelle persone più insospettabili; e Coraline e la porta magica, quasi un horror animato (per bambini di almeno 9/10 anni o meglio ancora ragazzi, non per bimbi) sui rapporti genitori-figli, con la protagonista che rifiuta madre e padre distratti ma si troverà in un universo parallelo apparentemente da sogno, in realtà da incubo. Sempre per ragazzi, ma piace anche ai genitori, uno dei film più divertenti in assoluto della stagione è Viaggio al centro della Terra: che non solo ha sdoganato il 3D (la versione in questo formato, con occhialini ad hoc, ha riempito le sale attrezzate per mesi), ma ha saputo rinnovare un genere che da anni mostra un po’ la corda, raccontando attraverso l’avventura e non solo il fantasy (stile Harry Potter ed epigoni) eventi divertenti e incredibili. E, en passant, anche la curiosità, i drammi, i sentimenti dell’adolescenza: il ragazzino protagonista, perso il padre, si legherà allo zio e con lui affronterà un viaggio che lo tirerà fuori dalle sue tristezze.

Passando ai film per un pubblico più maturo, un autore italiano tornato in perfetta forma dopo qualche passo falso è Pupi Avati, che in pochi mesi ha portato al cinema due film (e il terzo arriverà tra pochi mesi): il drammatico Il papà di Giovanna, su una tragedia familiare nella Bologna ai tempi del fascismo (con un padre che perde tutto – moglie, lavoro, reputazione – per star dietro alla figlia, pazza e assassina), e il divertente Gli amici del Bar Margherita, che riprende il filone nostalgico dell’Avati migliore (qui siamo sempre a Bologna, ma anni ’50) per rinnovarlo in una chiave più scanzonata e irriverente, con annotazioni gustose su una varia umanità cialtrona ma di buon cuore riunita attorno a un bar, e osservata da un giovane (forse immagine di Avati stesso) che se ne staccherà al momento giusto. Per divertirsi, quest’anno pochi film hanno trascinato come Mamma Mia!, musical basato sulle canzoni degli Abba (celebre gruppo svedese anni ’70) e con una Meryl Streep da urlo. La storia è superficiale, e a tratti può irritare come poche, ma le musiche, le coreografie e il ritmo sono davvero trascinanti. Non per tutti i gusti, forse, ma chi si accontenta gode parecchio.

Discorso analogo, su fronti completamente diversi, per altri film hollywoodiani di questa stagione:

Burn After Reading non è il miglior film dei fratelli Coen, tutt’altro, ma almeno per una buona metà propone divertimento a piene mani grazie a una delle migliori prove di Brad Pitt (e certo la più comica), un George Clooney esilarante e tanti altri attori in stato di grazia; spy story divertente e folle, purtroppo si perde nel finale fino a non lasciare una traccia indelebile nello spettatore, ma una serata piacevole la può garantire. Meno celebrato, ma a nostro parere più divertente è il demenziale Tropic Thunder, parodia dei film di guerra soprattutto sul Vietnam e in generale ritratto sarcastico sul cinema di Hollywood. Ormai i film sui film non riscuotono più successo, e da tempo, ma il gruppo scombiccherato che si trova a girare un film di guerra in mezzo a veri guerriglieri – il regista megalomane che fa una brutta fine, l’attore in crisi che vuole un ruolo serio per puntare all’Oscar, il pluripremiato pieno di sé, il comico trash, senza contare l’impresario vacuo e il produttore senza scrupoli interpretato da un incredbile Tom Cruise – sono irresistibili; almeno per chi conosce bene certi riferimenti cinematografici e riconosce al volo citazioni e allusioni. Sempre Tom Cruise si è visto in Operazione Valchiria, film di guerra o quasi invece serio, sul complotto di ufficiali tedeschi ribelli che doveva uccidere Hitler: Cruise non è molto credibile nella parte del teutonico eroe cattolico von Stauffenberg (da cui grandi polemiche in Germania), e troppi attori inglesi o americani sembrano fuori parte; ma ritmo e suspense sono di buon livello, e seppur patinata la vicenda storica emerge nella sua tragica valenza.