“Per ogni sorriso va versata anche una lacrima”. Sembra lo slogan della miglior commedia hollywoodiana del tempo che fu (Frank Capra, per dirne uno), ma anche della commedia all’italiana che sapeva, appunto, far passare rapidamente dal riso al pianto. E invece è il programma artistico che sta dietro i film di animazione della Pixar. Lo hanno svelato, in un’indimenticabile lezione di cinema – ma anche di vita – John Lasseter e quattro suoi collaboratori/registi ormai celebri, nell’ambito delle celebrazioni per il Leone d’oro alla carriera attribuito alla Mostra di Venezia Lasseter e a tutta la sua squadra; evento che per due giorni ha trasformato il Lido in un luogo finalmente vivo e allegro, popolato da bambini, scenografie colorate e pupazzi rappresentanti i personaggi dei loro film.
Due ore e mezza di incontro: in platea appassionati, studenti di scuole di animazione, giornalisti, professori di cinema e addetti ai lavori; sul palco, i cinque autori di una decina di film ormai indimenticabili. Ovvero, oltre a Lasseter che ha firmato i due Toy Story, Bug’s Life e Cars, Andrew Stanton (regista di Alla ricerca di Nemo e Wall-E), Brad Bird (Gli incredibili, Ratatouille), Pete Docter (Monsters & Co., e il nuovo, imperdibile Up) e Lee Unkrich (co-regista di Monsters & Co., e regista del prossimo Toy Story 3, in uscita a luglio 2010.
Un quintetto di registi/sceneggiatori/tecnici di enorme competenza tecnica e altrettanta ricchezza umana che hanno svelato non solo i trucchi dell’animazione Pixar, ma la filosofia dell’ex piccola casa di produzione diventata talmente importante da condizionare il futuro del colosso Disney, che l’ha acquistata pochi anni fa senza snaturarla; anzi, chiedendo a Lasseter di guidare anche il suo settore “cartoon”.
Ma qual è la filosofia Pixar? Tra le tante frasi illuminanti sentite a Venezia: non solo, appunto, “per ogni sorriso va versata anche una lacrima”, ma anche “la qualità è il miglior business plan” per avere film di successo; “facciamo film per divertire grandi e bambini, nel modo in cui piacciono a noi; siamo prima spettatori che filmmakers. Noi tutti abbiamo figli piccoli, e questo ha a che fare con i film che realizziamo”. “Non importa chi ha avuto un’idea, la migliore viene portata avanti, tutti insieme; tutti si aiutano e accettano i consigli degli altri per migliorare la storia”. “come diceva Leonard Bernstein, per un artista è decisiva la capacità di sentire la vita, combinata con le esigenze più profonde”.
E ancora: “Un consiglio a chi vuole fare questo lavoro: scrivere quello che sapete, sapere quello che si scrive. E cosa conosciamo? La nostra vita”. “Bisogna amare i propri personaggi, che non sono per forza brave persone, ma anzi all’inizio esseri egoisti come il Woody di Toy Story. Ma possono cambiare: le persone sono complicate, non sono solo un carattere rigido e immutabile”. “In ogni momento abbiamo in mente il nostro pubblico: vogliamo che rida, che pianga, che lasci il cuore nel nostro film”. E si potrebbe continuare.
Che differenza, vedere i film Pixar e ascoltare i suoi registi (talenti fra i maggiori esponenti del cinema contemporaneo, non solo di animazione), con i tanti autori italiani che sempre a Venezia hanno animato dibattiti piagnoni, tristi e privi di prospettiva. Se di registi importanti, per fortuna, il nostro cinema non ne è privo, non mancano neppure i velleitari che piangono su un lontano passato (quello di Fellini, Visconti, Rossellini, Pasolini, De Sica ecc.) ucciso da “nemici” come il cinema americano, le tv, la politica… Accuse in parte vere, ma che non spostano il cuore del problema.
Fare film, ovvero saper raccontare una storia, non è solo una questione di soldi, mezzi, potere (come pensa chi sostiene che «Hollywood ha tutte queste cose e noi no, per forza che loro fanno grandi film e noi…»). Ma una questione di cuore, di talento, di idee; ovvero, la capacità di saper guardare e leggere la vita con occhi e intelligenza vivi. Quello che hanno saputo fare, in modo incredibilmente innovativo, un gruppo di disegnatori di una piccola casa di animazione oggi diventata una potenza mondiale. E, soprattutto, uno dei centri creativi più importanti del cinema.