Il regista canadese Jason Reitman, figlio d’arte (il padre Ivan ha realizzato ottime commedie come Ghostbusters, I gemelli, Dave), è giovane ma già profondo conoscitore dell’animo umano. Dopo gli eccellenti Thank you for smoking e Juno, con Tra le nuvole firma già il suo capolavoro. Partendo da un romanzo di Walter Kirn, Reitman ci presenta un superbo George Clooney nei panni di un uomo che per mestiere fa il “licenziatore” per aziende e manager di “codardi che non hanno il coraggio di farlo”.
Sempre su un aereo che lo porta di qua e di là dall’America (con una casa, che non sembra una casa, sempre vuota), Ryan non si fa problemi nel tagliare posti di lavoro in aziende in difficoltà, nell’addolcire la pillola ai dipendenti ormai senza lavoro con grande faccia tosta – ma anche sapendo cogliere le sfumature dell’animo umano, anche se solo per il suo vantaggio professionale – e a vivere solo per vincere una (da lui) molto ambita tessera fedeltà per chi ha accumulato miglia di volo in quantità industriale.
Se non che su un aereo conosce una donna, di nome Alex, con cui imbastisce un’intrigante relazione a distanza, che si rinnova nelle pause (per quanto ricercate con un certo impegno) tra un viaggio e l’altro. Intanto Natalie, una giovane e rampante new entry della sua compagnia, rischia di far saltare il suo modo di vivere e lavorare, progettando – con il consenso del capo dell’azienda – un sistema di “telelicenziamenti” via monitor, ancora più disumani ma che permetterebbero di risparmiare soldi e viaggi.
Con entusiasmo dell’amministratore delegato e depressione di Ryan. Che oltre tutto si trova a far da balia alla giovane aspirante tagliatrice, ma pian piano le si affeziona suo malgrado: le insegna i trucchi, la motiva, la incoraggia, la consola quando sembra crollare di fronte alla durezza del lavoro. Da qui partono altre sorprese, vicende, situazioni, che si incrociano tra il rapporto occasionale con Alex (in cui entrambi non sembrano volere di più di avventure sessuali appaganti), l’apprendistato professionale di Natalie (e le sue crisi, anche sentimentali), le vite dei licenziati e il matrimonio della sorella: vissuto mal volentieri, quasi temuto, diventerà il big bang che travolgerà la vita di Ryan.
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Ci sono tante sorprese e colpi di scena nella parte finale del film, uno dei quali sarebbe delinquenziale rivelare. E che conducono a un epilogo amaro e bello al tempo stesso, in cui la consapevolezza del protagonista si fonde con la scoperta che la vita è altro da quello che aveva immaginato. E che l’obiettivo raggiunto a fatica – la tessera fedeltà tanto agognata – si dissolve nell’oblio delle ragioni che sostenevano quell’impresa.
Mentre esplode, imprevisto (lui che teorizzava, in incontri “motivazionali” quanto fosse meglio vivere “leggeri”, senza legami), il desiderio di non essere solo: bellissimi, nel finale, gli spezzoni girati dal regista con persone vere che raccontano come hanno resistito alla perdita del posto di lavoro grazie a mogli o mariti, figli, amici. Un commovente momento di cinema-verità.
Tra le nuvole è un film inizialmente divertente (parecchio), che rivela progressivamente lo spessore della storia che racconta e la profondità del narratore, che sa essere anche amaro senza sprofondare in un cinismo disperato. Jason Reitman – ormai affermato autore: tre bei film non sono un caso – sa oltrepassare la cortina di situazioni apparentemente superficiali con lo sguardo di chi conosce l’umanità.
E racchiude in quest’opera così tanti spunti, temi, argomenti che potevano bastare per tre o quattro film. Soprattutto, ci mette dentro la vita: ma con leggerezza, sapendo essere attraente (i dialoghi sprizzano intelligenza e arguzia) e commovente al tempo stesso.