I numeri parlano chiaro: a fronte di spese per circa 240 milioni di dollari, Avatar di James Cameron, a un mese e mezzo dall’uscita mondiale, finora ne ha incassati circa un miliardo e mezzo; di questi, più di 500 milioni solo negli Stati Uniti e quasi 10 milioni di euro in Italia (dove è uscito a un mese di distanza dagli USA) nel solo primo fine settimana.

Tutto ciò, oltre a rendere indubbiamente molto soddisfatti il regista e la 20th Century Fox che ha prodotto il film, conferma la tendenza del cinema contemporaneo, che vede nel 3D un vero e proprio filone aurifero dai confini ancora tutti da esplorare. Lo stesso entusiasmo sembra aver contagiato anche gli esercenti: nonostante attrezzare una sala italiana con la proiezione digitale in 3D richieda un investimento vicino ai 100.000 Euro, aumenta quotidianamente il numero di cinema che offrono questo tipo di visione.

D’altra parte, tornando ad Avatar, basta paragonare in questi giorni la disponibilità di posti nelle sale che effettuano la proiezione 3D con quella tradizionale, per capire che il prezzo maggiorato (in genere di 2,50 Euro) non spaventa il pubblico, specie se di genitori con figli al seguito. Da questo punto di vista, Avatar è certamente una pietra di paragone per chi deciderà di utilizzare le riprese tridimensionali: i film 3D usciti finora, per quanto vividi, sembrano solo delle prove, dei tentativi, rispetto alla completezza della visione e allo sfruttamento delle potenzialità dimostrate da James Cameron.

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I dodici anni passati dal suo ultimo film (Titanic, un altro titolo difficile da dimenticare) per Cameron hanno voluto dire un lavoro impressionante, a livello creativo e tecnico. Ossessionato dall’idea di creare un titolo che potesse competere con la saga di Star Wars, Cameron ha passato gli anni nella progettazione e nella realizzazione degli strumenti tecnici che gli permettessero di spingersi dove nessun filmmaker era mai arrivato, con un budget, diciamo così, “abbordabile”.

Già nel 1999 infatti il regista aveva già ben chiaro il progetto, ma i costi per la realizzazione erano stimati in quasi 400 milioni di dollari. A permettergli di coronare il suo sogno è stata da un parte l’evoluzione degli effetti speciali e dall’altra quella della tecnica delle macchine da presa adatte, il cui peso è diminuito di quasi dieci volte, permettendo una portabilità pari a quella delle macchine tradizionali. È stato lo stesso Cameron a citare come uno spartiacque la visione ne Il Signore degli Anelli del personaggio di Gollum, l’hobbitt ossessionato dall’Anello del Potere.

Realizzato dalla Weta, la casa neozelandese dietro tutti gli effetti speciali del film, Gollum è stato reso possibile grazie a un attore, Andy Serkis, che recitava con dei sensori addosso, che lasciavano una traccia sul computer di ogni suo movimento. A questa traccia veniva “legata” poi l’animazione del personaggio realizzato digitalmente. Questa tecnica, usata in seguito da molti altri film, è alla base anche del lavoro di Avatar per la creazione di tutti i Na’vi, gli abitanti di Pandora.

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Tutti gli attori che nel film di Cameron impersonano i nativi, hanno indossato tute integrali tempestate di led all’infrarosso, di fronte a 140 telecamere che ne registravano i movimenti, per poi archiviarli su memoria. Inoltre, ogni attore aveva anche una minitelecamera a pochi centimetri dal volto che registrava in ogni momento la mimica facciale. Tutti questi dati sono stati poi caricati e fatti corrispondere alla costruzione digitale dei personaggi: così che il pubblico potesse riconoscere negli avatar la fisionomia dei protagonisti.

Inoltre, il mondo di Pandora esiste, ovviamente, solo nel computer, ma tutti i movimenti di macchina, le zoomate e le carrellate nella incredibile natura del pianeta sono state realizzate con una macchina da presa virtuale: i regista si muoveva guardando un monitor fissato su una cinepresa senza obiettivo, ma che ne registrava i movimenti. Sul piccolo schermo Cameron poteva vedere i panorami di Pandora e muoversi in essi, memorizzando tutte le azioni. Alla fine, il prodotto delle riprese autentiche degli attori umani, di quelle virtuali e delle ambientazioni, è stato il film visivamente più impressionante della storia del cinema. Almeno finora. Ma di questo parleremo successivamente.