Epicità, tradizione, potere e William Shakespeare nei film del regista giapponese Akira Kurosawa, del quale oggi ricorre il centenario della nascita. Discendente di una famiglia di samurai, Kurosawa ha “sdoganato” il cinema giapponese in occidente, coniugando la tradizione del Giappone ai temi letterari cari della nostra cultura.

Il risultato ha influenzato diverse generazioni di registi europei e americani. I suoi film avevano grande successo commerciale anche in occidente, tanto che gente come Coppola e George Lucas ne diventarono produttori. Ne abbiamo parlato con Beppe Musicco, presidente dell’associazione Sentieri del Cinema.

Quali sono stati i principali punti di forza dell’opera di Kurosawa?

La caratteristica e la forza di Kurosawa sono state quelle di riallacciarsi alla tradizione culturale giapponese ma anche a quella letteraria occidentale. Certi suoi film pescano direttamente da Shakespeare, ad esempio “Ran” è basato sul Re Lear. Ha saputo coniugare la propria tradizione, che lui conosceva profondamente come parte della sua storia familiare, con i temi forti del potere, del comando, della dedizione, del rapporto tra chi comanda e chi serve, e li ha adattati mettendo brillantemente insieme sensibilità occidentale e orientale.

Qual è il suo posto nella storia del cinema?

Kurosawa è uno dei registi che maggiormente ha determinato il cinema del Novecento. Insieme a Yasujiro Ozu ha portato alla ribalta il Giappone nei riguardi del cinema occidentale che prima di loro era praticamente ignorato. Erano però profondamente diversi fra loro: Ozu era il cantore della vita comune, Kurosawa invece attento ai temi epici forse perché discendente da una famiglia di samurai. Il che ai nostri occhi occidentali ci incuriosisce ancor maggiormente. Attenzione che, sebbene Ozu abbia avuto il suo momento di massima notorietà in occidente tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ancora oggi viene stimato e ricordato. Ad esempio, nel film dello scorso anno “Il riccio” la protagonista è ammiratrice dei film di Ozu.

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E’ vero che Kurosawa ha influenzato registi apparentemente diversi da lui, come, ad esempio, Sergio Leone?
 

 

Assolutamente. Sergio Leone è solo uno dei tanti registi occidentali molto influenzati da Kurosawa. Lui era un maestro dell’inquadratura, la camera fissa puntata lungamente sui personaggi è stata una cosa che ha influenzato la cinematografia occidentale al punto che Leone che ha ripreso questo metodo ha poi influenzato tanti registi europei e americani. E poi il tema dell’epicità, che Leone adattò ai western.

 

Oltre a capolavori come “I sette samurai”, quale altro suo film le piace ricordare?

 

"Dersu Uzala” del 1976 potrebbe essere uno di questi. E’ uno dei suoi massimi capolavori, giustamente premiato con il premio Oscar. Un film che svela un altro lato però importantissimo di Kurosawa. Come tutti i giapponesi aveva una grande attenzione al tema della natura. La genialità di questo film è di trasportare la storia fuori del Giappone e ambientarla altrove, nel caso in Siberia. Nel film il tema della natura è portato al parossismo: la solitudine del protagonista che però conosce ogni palmo di terra, ogni impronta di animale, ogni ramoscello. Questo “piccolo uomo”, come nel titolo italiano, si rivela un grande uomo, con la genialità di chi è in grado di comprendere la natura e vivere in essa senza bisogno di altro.

 

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Ci sono oggi degli eredi di Kurosawa?

 

Al momento Kurosawa non ha eredi nel cinema giapponese, che da anni è più interessato al tema della modernità e ai confini della modernità. Il testimone di Kurosawa, del suo cinema epico, è piuttosto passato al cinema coreano e cinese. Attenzione che lo stesso Kurosawa nei suoi ultimi anni si era messo a fare cose diverse, andava modificando i suoi interessi. Ad esempio ne “Il compleanno” o altri film, dimostrando che non sapeva fare solo un tipo di film. Altra cosa interessante da ricordare è come certi suoi film, penso a “Kagemusha”, siano stati coprodotti da Coppola e George Lucas, a dimostrazione di come Kurosawa fosse di interesse anche commerciale per il cinema occidentale.