Il IX secolo è uno dei periodi più travagliati dell’Europa: quel che resta dell’Impero di Carlo Magno è conteso tra i figli di Ludovico il Pio, suo unico erede. Il nord del continente è continua preda delle invasioni di Vichinghi e Ungari. I saraceni spadroneggiano su gran parte del Mediterraneo saccheggiando, distruggendo e riducendo in schiavitù e, risalendo lungo il Tevere, mettono a ferro e fuoco anche Roma. L’Impero d’Oriente mostra il suo declino e la sua impotenza, le popolazioni si rifugiano presso i feudatari o i monasteri, alla ricerca di una difficile sicurezza.

Tratto da un romanzo di Donna Cross e ambientato nei primi anni di quel secolo, La Papessa vede come protagonista Johanna (l’attrice tedesca Johanna Wokalek), figlia di un prete britannico, che ha altri due maschi, Johannes e Matthias. Il padre è un violento che tiranneggia la famiglia, costringe la moglie a una vita da schiava e picchia la figlia che si dimostra desiderosa di imparare a leggere e scrivere.

A causa della morte del fratello maggiore, Johanna riesce a farsi ammettere col fratello minore nella scuola del monastero di Dorstadt. Lì viene accolta da Gerold, un gentiluomo della corte vescovile, di cui si innamora. Dopo una strage a opera dei pirati vichinghi, fugge, si spaccia per uomo ed entra come monaco benedettino nel monastero di Fulda, dove esercita le arti mediche.

La sua fama è tale che da Fulda Johanna/Johannes arriva direttamente a Roma, dove guarisce Papa Sergio e ne diventa medico personale. Alla morte di Sergio, a causa delle inimicizie tra i vescovi, viene proposta e acclamata papa dal popolo, che ignora la sua vera identità. Ma dato che ha ritrovato Gerold e ne è diventata l’amante, Johanna è incinta e non sa per quanto potrà continuare nell’inganno.

Costantemente oscillante tra il libello storico e il romanzo rosa, La Papessa è un film malriuscito su entrambi i fronti, a partire dalla scelta dell’attrice protagonista, cui non bastano certo un saio e i capelli corti per sembrare un uomo. Ciò nonostante, non c’è ecclesiastico (dai pingui e ottusi abati, ai perfidi vescovi romani) che abbia il minimo sospetto.

Girato probabilmente in economia, recuperando le scenografie e i costumi di qualche “peplum”, il lungo film (due ore e mezza lunghissime) vede anche John Goodman nel ruolo di Papa Sergio (che sembra il Nerone di Peter Ustinov in Quo Vadis e non si muove mai dalla sua camera da letto in stile tempio romano) e David Wenham (il Faramir de Il Signore degli Anelli) nella parte di Gerold.

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Tanto il film è povero nelle ambientazioni e approssimativo nella ricostruzione storica, tanto è semplicistico nella psicologia del personaggio: Johanna sembra attratta dalla cultura, ma alla fine tutto il suo talento prodigioso, che le permette di leggere e conversare in latino fin dalla più tenera infanzia, si riduce al preparare decotti e tisane. È ovviamente saggia, di buon cuore e generosa (doti che nel film sono precluse a tutti gli uomini), ma non si capisce perché voglia fare il monaco a tutti i costi, visto che non sembra mossa dalla fede e si innamora fin prime scene del film.

 

Tutta la sua carriera ecclesiastica è frutto del suo mestiere di erborista e di coincidenze che sembrano essere messe a bella posta solo per poter stare insieme a colui che ama (ma che preferisce frequentare clandestinamente per mantenere il suo status di uomo). Naturalmente si lascia intuire che la papessa avrebbe potuto rivoluzionare la storia della Chiesa se la sua morte per emorragia durante una processione, (in una scena grottesca che vede in simultanea anche la morte di Gerold), non ne avesse prematuramente interrotto il governo. A cancellarne poi ogni traccia, avrebbero ovviamente provveduto le gerarchie ecclesiastiche del tempo.

 

La pubblicità del film naturalmente cerca la provocazione: “Uno dei più grandi segreti della Chiesa” (gli altri sono probabilmente quelli svelati dai romanzi di Dan Brown), adombrando il solito complotto clericale per tenere lontane le donne dal potere, dalla cultura e dalla vera fede. La verità, come al solito, è molto più semplice e chiunque può verificarla: non esiste alcune fonte storica che citi la “papessa Giovanna”. Nessuno storico né medievale, né moderno, né contemporaneo ha mai neanche tentato di dimostrarne l’esistenza.

 

Anche gli studiosi più critici nei confronti del cattolicesimo o del papato (protestanti o non credenti, del passato o del presente) non hanno mai dato alcun credito a una leggenda che probabilmente è nata solo nel XIV secolo. L’unica certezza della papessa è che è una figura di un noto mazzo di carte: la papessa, insomma, è un tarocco e niente più. La Papessa anche.

 

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Trailer fornito da Filmtrailer.com