Bullizzavano e insultavano una compagna, chiamandola “ebola”: nonostante questo, 15 alunni della terza media di Latina sono stati promossi, alcuni a pieni voti. “Lei come l’Ebola, lei che è da evitare come una malattia, deve togliersi di mezzo. Si dovrebbe suicidare” si legge in alcuni messaggi. E ancora, rivolgendosi alla vittima, scrivevano: “Se muori non se ne accorge nessuno” o “Se non hai amici, fatti una domanda”. Non mancavano poi le offese rivolte al suo aspetto fisico: “Per quanto sei grossa non passi dalla porta”.
Per un intero anno, la giovane è stata insultata su una chat di gruppo su WhatsApp chiamata“Anti-Ebola”. Dopo un’indagine per istigazione al suicidio e stalking, tutti i bulli, 15 alunni di una classe di terza media di Latina, sono stati promossi, nonostante il 6 in condotta. Gli alunni si sono giustificati dicendo che per loro era solo “un gioco”. La vittima, però, ha vissuto un vero e proprio inferno che l’ha portata sempre più ad isolarsi, a saltare le lezioni o ad arrivare in ritardo. La ragazzina veniva derisa anche per il suo aspetto fisico. Ai compagni, scrivevano: “Imitate la sua postura e prendetela in giro”.
I bulli di Latina rischiano di cavarsela
Gli atti di bullismo contro la giovane studentessa di Latina, accertati, non hanno portato ad una conseguenza concreta: tutti, infatti, sono stati promossi. Inoltre, molte delle famiglie degli alunni che hanno bullizzato la compagna, non hanno accettato la proposta di attivare un percorso di “giustizia riparativa” ossia una serie di misure volte a far comprendere ai propri figli la gravità delle loro azioni. La richiesta era stata avanzata dalla madre della vittima dei bulli che, avendo tutti un’età inferiore ai 14 anni, non sono processabili.
Il caso, dunque, rischia di essere archiviato, come richiesto dalla Procura dei Minori di Roma. L’ultima parola spetta però al Gip. Come riporta Open, la Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Lazio Monica Sansoni, ha dichiarato: “Più volte ho espresso la delusione derivante dal comportamento proprio di certi genitori che più di altri avrebbero dovuto seguire comportamenti e atteggiamenti educativi e rieducativi. A prescindere dall’esito dell’indagine in corso abbiamo incontrato alunni, famiglie e docenti. Sono stati effettuati interventi con giochi di ruolo, confronti, discussioni sul rispetto reciproco, sulla legalità che hanno contribuito a migliorare decisamente il clima all’interno della classe”.