Il cuore del problema sta tutto in un semplice calcolo: per ciascun ticket da 8 euro il bar, il negozio alimentare, il bar o il supermercato ne incassa poco più di 6. Una volta scalati gli oneri di gestione e quelli finanziari si registra un deprezzamento del 30%: ogni 10 mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati ne perdono circa 3 mila. A lanciare l’allarme sono le e principali associazioni dei settori interessati – ANCD Conad, ANCC Coop, FIEPeT Confesercenti, Federdistribuzione, FIDA e Fipe Confcommercio – che nelle scorse settimane hanno scritto alla Consip una lettera per chiedere una revisione delle gare che regolano i buoni pasto. Una missiva cui è seguito anche un appello congiunto al Ministro dell’economia Daniele Franco. 

“Le commissioni a nostro carico sono a livelli inaccettabili, oltre il 20%”, lamentano le associazioni di categoria, che non escludono la possibile adozione di soluzioni drastiche: “Se non ci sarà una riforma radicale del sistema di erogazione dei buoni pasto, le imprese della distribuzione commerciale e della ristorazione potrebbero smettere di accettare i ticket con un danno enorme per circa 3 milioni di lavoratori pubblici e privati che utilizzano quotidianamente questo strumento per assicurarsi il pasto”.

Per scongiurare questo epilogo, due sono le priorità segnalate dalle imprese del settore: la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto e la revisione complessiva del sistema, seguendo l’impianto in vigore in altri Paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati.

“Lo sconto al massimo ribasso delle gare Consip – dice Alberto Frausin, Presidente di Federdistribuzione – ha creato una situazione ormai insostenibile. Abbiamo commissioni ingiustificate, le più alte in Europa, che ci stanno fortemente penalizzando. Questo sistema è completamente sbilanciato e non possiamo più accettarlo, poiché rischia di mettere in pericolo l’equilibrio economico delle aziende, soprattutto in un momento in cui queste stanno facendo tutto il possibile per contenere la spinta inflattiva e tutelare il potere di acquisto delle famiglie italiane“.

Dello stesso avviso è il presidente di Fipe, Enrico Stoppani: “Occorre rivedere i criteri per la prossima gara di appalto. Non sono accettabili livelli di commissioni analoghi a quelle precedenti, compresi tra il 16% e il 19% circa, perché se queste fossero le condizioni dell’assegnazione è ragionevole pensare che le aziende non saranno nelle condizioni di accettare più i buoni pasto. Ma non c’è solo il problema di sostenibilità economica. In campo c’è anche un altro elemento morale: non è accettabile che lo Stato in un momento come questo dell’economia e della crisi dei pubblici esercizi, in cui le attività stanno cercando di riprendersi, ponga una nuova tassa sulla ristorazione, perché così noi la definiamo, con assegnazione di gare di appalto con tassi di commissioni sempre maggiori”.

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