Si parla di buoni pasto questa mattina a Uno Mattina e ospite vi era Ernesto Vetrano, commercialista: “Sono nati attorno al ’45 in Inghilterra poi molto utilizzati in Italia per le aziende che non avevano la mensa, danno diritto a consumare un pasto oppure essere utilizzati per fare la spesa e acquistare beni alimentari. Possono usufruire dei buoni pasto tutti i dipendenti a tempo pieno e part time anche se non hanno l’orario che prevede la pausa pranzo, possono beneficiare anche i collaboratori, dipendenti con contratti a progetto e questo permette loro di avere la possibilità di acquistare un pasto con l’aiuto dei datori di lavoro, sono dei fringe benefit, non sono dovuti ma possono essere aggiunti”.
Dal 2024 ci sono novità sulla tassazione dei buoni pasto: “Essendo un fringe benefit con l’ultima legge di stabilità sono stati innalzati i limiti di esenzione e di erogazione, ogni lavoratore avrà diritto ad un fringe benefit fino a 1.000 euro in esenzione da imposta che arrivano a 2.000 euro per i dipendenti con figli a carico, su queste somme quindi non ci sono trattenute, si ricevono 1.000 o 2.000 che potranno essere spesi. Ora i buoni pasto non sono più a carnet, oggi sono digitalizzati con le card o l’app, sono più semplici e permettono un maggior controllo, inoltre il carnet permette un beneficio fiscale minore rispetto alla versione digitale”.
BUONI PASTO, LE PAROLE DELL’AVVOCATO SARA ASTORINO
Sara Astorino, avvocato in collegamento, ha aggiunto: “I buoni pasto sono sempre stati caratterizzati da zone d’ombra, sono pochi i soggetti che accedono a questi benefit, di meno rispetto ai potenziali. Per accedervi occorre che sia previsto dal contratto collettivo nazionale o previsto nel contratto. Non sussiste un obbligo di legge perchè non c’è l’obbligo del datore di lavoro di fornire un servizio menso visto che i buoni pasto sono dei sostitutivi. Ci sono anche strumenti alternativi che a nostro parere potrebbero essere più utili, ad esempio una moneta da spendere più liberamente. Le associazioni dei consumatori sono preoccupati dalle modalità di erogazione”.
Oggi i buoni pasto sono richiedibili anche da chi ha la partita iva ma “i limiti di deducibilità sono diminuiti”, precisa ancora Ernesto Vetrano. “Come migliorarli? Aiutano ad incrementare la spesa, aumentano i consumi e cresce l’iva, bisogna sempre far bilanciare i conti pubblici ma aiuta molto la spesa dei dipendenti”.