Potrebbe cambiare tutto per i buoni pasto dal gennaio 2025, quindi dall’inizio dell’anno che verrà. Lo riferisce il Corriere della Sera, segnalando un emendamento al Ddl concorrenza che riguarderà le nuove emissioni. I buoni pasto che sono già in circolazione resteranno validi alle stesse condizioni attuali, fino al 31 agosto dell’anno che verrà, mentre cambierà tutto per quelli nuovi, con le stesse condizioni che verranno poi applicate anche a quelli già in circolazione a partire dal primo settembre del 2025.



A decidere il cambiamento è stato un emendamento di Fratelli d’Italia, che ha stabilito un tetto massimo del 5 per cento sulle commissioni applicate dalle società che emettono gli stessi buoni pasto. Secondo quanto scrive il quotidiano di via Solferino, a “salvare” i buoni pasto già in circolazione è stato un emendamento di Forza Italia, che ha voluto salvaguardare un vero e proprio pilastro del welfare aziendale, tenendo conto che sono circa 300mila le aziende che utilizzano i buoni pasto, e favorendo così un periodo di transizione.



BUONI PASTO, LE NOVITA’ SUI VECCHI CONTRATTI

Nell’emendamento viene inoltre segnalata la possibilità della rinegoziazione, di conseguenza dal primo settembre del 2025 le imprese che emetteranno i buoni pasto potranno recedere da quei contratti che sono già stati conclusi con i vari dati di lavoro, senza dover pagare degli indennizzi, degli oneri o delle penali. Il Corriere della Sera ricorda quanto i buoni pasto facciano ovviamente comodo ai dipendenti che possono usufruirne, visto che gli stessi possono essere utilizzati sia appunto come classico buono pasto, quindi per pranzare durante la pausa di lavoro, ma anche e soprattutto per fare la spesa al supermercato, ed è questo l’impiego più comune.



Spesso e volentieri si preferisce portare il classico “panino” da casa o la “schiscetta”, per poi utilizzare appunto i buoni pasti per fare la spesa, ottenendo così una bella riduzione delle spese mensili. Infine i buoni pasto possono essere utilizzati anche per pagare la colazione al bar, ma anche per la cena al ristorante, e anche in questo caso si tratta di un “bonus” non da poco conto di cui i lavoratori possono usufruire.

BUONI PASTO, UN MERCATO DOVE VI SONO 4 “ATTORI”

Il Corriere della Sera ha ricordato gli “attori” protagonisti del sistema buoni pasto, a cominciare dai datori di lavoro, che offrono appunto un servizio ai propri dipendenti, garantendo anche una deduzione fiscale totale, del 100%. Ci sono poi appunto i dipendenti, e quindi le società che emettono i buoni, che a loro volta stipulano delle convenzioni con gli esercizi commerciali, appunto i quarti attori di questo mercato, solitamente ristoranti, bar ma anche grande distribuzione e piccoli esercenti.

Cosa cambia con la nuova normativa? Le società che gestiscono i buoni pasto trattenevano fino ad oggi una commissione che poteva arrivare fino al 20%, cosa che non andava bene ai supermercati, che hanno quindi chiesto un tetto massimo, appunto del 5%. La notizia dell’emendamento è stata accolta in maniera positiva da varie categorie come la Fipe, che ha parlato di grande traguardo, che premia il buon senso, in quanto si riducono i costi di moltissime piccole imprese senza ovviamente danneggiare i lavoratori.

BUONI PASTO, I COMMENTI POSITIVI ALL’EMENDAMENTO

Anche Coop ha espresso il suo assenso, parlando di riforma equilibrata in favore dei lavoratori, mentre per Ernesto Dalle Rive di Ancc-Coop, si tratta di un intervento che allinea il mondo privato a quello pubblico, dove appunto esiste già il tetto massimo del 5%.

Soddisfatto infine anche Carlo Buttarelli di Federdistribuzione che ha parlato di un emendamento come di un passaggio che “finalmente sancisce un principio di equilibrio”, andando così a consolidare un mercato in crescita che rappresenta un indubbio vantaggio per milioni di lavoratori. A questo punto si attende il primo gennaio 2025 per l’introduzione della nuova normativa o eventualmente del prossimo 1 settembre per tutti gli altri contratti già in essere.