Gli scioperi da parte di alcune catene di distribuzione che avevano deciso il 15 giugno 2022 di non accettare più i buoni pasto a causa dell’aumento delle commissioni fino al 20%, che avrebbe dunque ridotto gli incassi degli esercenti fino ad azzerarli completamente in alcuni casi, ha dato i suoi frutti grazie al cartello di Sipe, Fida, Siapet, Feder-distribuzione, Ancc Coop, Ancd Conad che intendevano affermare le gare al ribasso della pubblica amministrazione. Oggi è stato deciso dunque un tetto al 5% di commissioni, che rende felici sia i consumatori e sia gli esercenti.
Buoni pasto: l’accordo con gli esercenti
Il tutto è stato reso possibile grazie al tavolo coordinato dalla viceministra Laura Castelli, aperto con i rappresentanti FIPE – Confcommercio, Fida, Siapet Confesercenti, Feder distribuzione, a NCC Coop, Ancd Conad.
Il 5% viene dunque considerata la misura dell’equità e sarà inserita nel primo provvedimento utile, così come ha spiegato il viceministro Castelli. Gli esercenti di generi alimentari durante la pandemia hanno incrementato i loro introiti ma, con l’incremento dell’inflazione stanno vedendo diminuire i loro guadagni. Grazie al tetto sulle commissioni del 5% è possibile garantire agli esercenti un sostegno quantificabile in 150 milioni di euro per legare di prossima emanazione.
Buoni pasto: 5% la misura dell’equità
Il viceministro Laura Castelli ha concluso ringraziando coloro che hanno “raccolto le istanze delle imprese, sostenendo una proposta di intervento che rimarca l’importanza di tutelare il sistema dei buoni pasto, introducendo un principio di equità tra il servizio offerto le commissioni applicate alle aziende della distribuzione della ristorazione”.
La viceministro si auspica che questo sia il primo passo per la costituzione di una riforma strutturale dei sistemi relativi ai buoni pasto non soltanto per la pubblica amministrazione ma anche per il privato.