Il professor Roberto Burioni, stimato virologo del San Raffaele di Milano, è stato ospite come sempre negli studi del programma di Rai Tre, Che Tempo Che Fa, e nell’occasione è tornato a parlare di covid, soffermandosi in particolare sul numero più drammatico, quello riguardante le vittime: “Quando si parla di COVID – racconta Burioni – c’è un numero che ci turba profondamente: i morti. Questa settimana 590, sono numeri altissimi, per gli incidenti stradale muoiono in media 40 persone a settimana. Noi non possiamo fare finta che il COVID sia alle nostre spalle quando uccide oltre 2000 persone ogni mese. La domanda che dobbiamo farci è semplice – ha proseguito – ma chi muore di COVID?”
“E la risposta fino ad ora non è stata facile perchè mancavano dati precisi, ma negli scorsi giorni è uscito un report negli Stati Uniti che ha chiarito quello che accade in quel Paese e che può essere molto utile per capire la situazione, si tratta di dati e non opinioni”. Quindi Burioni ha snocciolato il rapporto Usa: “Si muore per il covid o con il covid, si muore a causa del virus o è solo un qualcosa di accidentale? Negli Stati Uniti le morti per covid sono classificate in tre categorie, a cominciare da cause incidentali, ad esempio un grave incidente stradale e poi la persona risulta positiva perchè ha contratto il covid in ambulanza”.
BURIONI: “MORTI COVID? DAL REPORT USA…”
“Poi ci sono le morti in cui il covid è una causa contribuente: chi ha un’insufficienza cardiaca e contrae il covid ad esempio. Restano tutti gli altri casi in cui il covid è la causa principale di morte. Si tratta dell’80% di quelli sotto i 65 anni e il 77% sopra i 65 anni, e ciò ci dice che questa gente poteva essere ancora viva se si fosse curata adeguatamente. I più anziani non vengono curati negli Stati Uniti (non per volontà ndr), il 46% delle persone trapiantate non ha ricevuto la terapia, quasi un paziente su due”.
In conclusione di intervento, Burioni ha spiegato: “Questi sono dati statunitensi, quelli italiani potrebbero essere molto diversi. Noi con il Covid dobbiamo conviverci, ma con oltre 500 morti alla settimana, prima di parlare di ‘convivenza’ dobbiamo essere sicuri che tutti quei pazienti abbiano ricevuto delle cure appropriate e tempestive. Quanti di quei 590 morti le hanno ricevute? Io non lo so, questa risposta è molto importante e da ottenere il prima possibile”.