È vero che chi è positivo al coronavirus ma asintomatico non è malato? In questi giorni si sente spesso dire che non tutti i contagiati sono malati. Lo hanno detto a più riprese esperti come Matteo Bassetti e Alberto Zangrillo. Non è dello stesso avviso il virologo Roberto Burioni, secondo cui «asintomatico significa senza sintomi, il che in numerose condizioni cliniche non significa per niente non essere malati». A tal proposito fa l’esempio dei malati di tumore, che nelle fasi iniziali non hanno sintomi. E così per l’Aids per molti anni, per il diabete, l’ipertensione arteriosa e il glaucoma. «Chi è malato non ha spesso nessun sintomo, ma se non cura la malattia andrà incontro a guai notevoli», spiega Burioni sul suo blog. Per questo motivo ritiene che i controlli siano indispensabili. Per smentire gli esperti che sostengono che si possa essere positivi al coronavirus ma non essere malati, il virologo spiega che in questi soggetti può comunque causare dei danni. E cita lo scienziato americano Eric Topol: «Una porzione molto grande di persone, sebbene colpite da un’infezione silente e senza sintomi, internamente stanno subendo colpi all’interno del loro corpo di cui neanche sono a conoscenza».
ASINTOMATICI NON MALATI? COSA DICONO GLI STUDI
Molte infezioni sono asintomatiche, ma comunque provocano danni all’organismo, che comunque possono essere a breve termine. Secondo Eric Topol, ad esempio, bisognerebbe indagare sui cambiamenti subclinici che emergono nei polmoni attraverso la Tac. Pensiamo a quanto accaduto sulla nave da crociera Diamond Princess. Uno studio ha scoperto che su 76 soggetti in cui il coronavirus non ha dato alcun sintomo, il 54% presentava comunque lesioni polmonari. C’è anche uno studio sui bambini, condotto in Cina, in cui una porzione di soggetti asintomatici manifestava opacità polmonari e quindi le classiche lesioni legate ad una infezione nei polmoni. Non solo i polmoni: anche il cuore dei soggetti asintomatici può subire danni. In uno studio su 100 pazienti, citato dal Foglio, si è trovato che a due mesi dal test che aveva rilevato il coronavirus, il 78% presentava anomalie cardiache e il 60% miocardite, un’infiammazione del muscolo cardiaco. Questo perché il cuore è uno degli organi sui cui tessuti è presente in abbondanza il recettore Ace2.