Si è tenuta ieri sera l’ultima puntata del programma di Rai Tre, Che Tempo Che Fa, talk che con grande probabilità andrà in archivio dopo l’addio di Fabio Fazio alla Rai. Ospite nelle prima parte dello show, come da copione, Roberto Burioni, virologo del San Raffaele di Milano. Nel suo consueto spazio dedicato alla salute e alla scienza, il professore ha voluto concentrarsi sul covid, virus che sembrerebbe ormai aver allentato la presa e che ha indotto l’OMS, l’organizzazione mondiale della sanità, a dichiarare la fine dell’emergenza pandemica: “Il 5 maggio – ha esordito Burioni parlando in diretta tv – l’organizzazione mondiale della sanità ha decretato il termine dell’emergenza sanitaria dovuta al COVID, eppure leggiamo da qualche giorno dei titoli di giornali con previsioni catastrofiche riguardo a possibili nuove ondate di contagio”.



Si parla in particolare della Cina, dove già si preannunciano 65 milioni di contagiati, ma Burioni cerca di spiegare perchè il rischio di una nuova ondata sembrerebbe scongiurato: “Mentre dal gennaio 2020 al dicembre 2021 si sono susseguite diverse varianti molto differenti da loro, dall’inizio del 2022 a oggi, per un anno e mezzo, la variante dominante è rimasta quella omicron…”.



BURION: “COVID? TUTTI HANNO L’IMMUNITA’ ORMAI”

E ancora: “Un virus contagiosissimo, ma poco pericoloso che circola in una popolazione di individui ormai tutti con un’immunità non totale,ma comunque ben protettiva.. il risultato finale della combinazione di questi 2 elementi ha portato alla fine dell’emergenza”. Prima di congedarsi Burioni ha concluso con un monito: “Possiamo stare tranquilli. Ma la tranquillità non deve essere quella dell’incoscienza, ma di chi dorme sereno non temendo i terremoti perché vive in una casa antisismica e ha preso tutte le precauzioni necessarie”.



E’ quindi necessario cercare di evitare comportamenti che potrebbero portare ad un’infezione soprattutto nei confronti delle persone fragili, anziane e a rischio: bisognerà assolutamente proteggerle per evitare la malattia, che purtroppo per certi soggetti vuol dire ancora rischio morte.