Non ha assolutamente dubbi il virologo italiano del San Raffaele Roberto Burioni: per uscire dalla pandemia serve vaccinare in toto la popolazione vaccinabile. Uscendo allo scoperto attraverso il suo profilo Twitter, come è solito fare con regolarità, il virologo non ha usato troppi giri di parole nell’esternare la sua ricetta per combattere il virus: “Con un virus contagiosissimo che cambia inaspettatamente, la soglia di copertura vaccinale da raggiungere è il numero più vicino al 100% che si riesce a ottenere”.



Secondo il docente dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, affinchè tutti gli italiani non saranno vaccinati non potremo dormire sonni tranquilli. Al momento la campagna vaccinazione ha fatto registrare quota 80 per cento di italiani che hanno completato il ciclo vaccinale, di conseguenza, per raggiungere la soglia fissata da Burioni, servirebbe un altro 20 per cento, un numero complicato da raggiungere a meno che non venga introdotto l’obbligo vaccinale, ma viste le numerose polemiche post green pass, la strada dell’obbligo sembra alquanto impraticabile. Tra l’altro al mondo vi sono solo una manciata di nazioni che hanno introdotto l’obbligatorietà del siero anti-covid, leggasi Turkmenistan, Indonesia e Tagikistan.



BURIONI E NON SOLO: IL PENSIERO DEI VIROLOGI SULLA SOGLIA DI SICUREZZA

C’è inoltre da sottolineare come sulla “soglia di sicurezza” gli addetti ai lavori si stanno dividendo in queste ultime settimane. Andrea Crisanti, responsabile di microbiologia dell’università di Padova è ad esempio convinto che l’85 per cento sia già un buon risultato che permetterebbe di far venire meno il green pass.

Più “pretenzioso” invece Matteo Bassetti, primario di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, secondo cui invece la cifra da raggiungere sarebbe oltre il 90 per cento: “se passiamo indenni ottobre e novembre – ha svelato durante una recente intervista – con pochi ricoveri e vaccinazione, dal nuovo anno, col 90% dei vaccinati dovremo poter togliere tutte le restrizioni”. Chi avrà ragione? Lo scopriremo nelle prossime settimane, ma la cosa certa è che al momento l’Italia, con una copertura dell’80 per cento, sta già rialzando la testa dopo quasi due anni di restrizioni.