Burioni e Locatelli: “Cellule assassine contro i tumori nei bambini”
Roberto Burioni, noto virologo dell’università San Raffaele di Milano, ospitato assieme al collega medico e presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli a Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio e in onda su Rai 3, ha parlato di “una cosa bruttissima, tra le più atroci che ci sono in medicina e che anche un medico come me laureato da 32 anni non riesce a mandare giù, i tumori dei bambini“.
“Per fortuna mente negli anni ’60 la diagnosi di un cancro per un bambino era qualcosa di molto vicino ad una condanna a morte”, ha spiegato Burioni prima di accogliere Locatelli, “oggi, per esempio, i bambini che si ammalano di leucemia guariscono nell’80% dei casi. Questa è una notizia fantastica, ma il 20% non guarisce e questo non va bene. Per cui la scienza si impegna con intensità per portare questo 80% il più vicino al 100% e togliere di mezzo questa tragedia”. Tra le tante opzioni a disposizione dei medici, Burioni parla di “una delle linee di ricerca più originali e promettenti”, portata avanti anche dal collega Locatelli: “Quella che utilizza degli assassini. In un film di mafia o spionaggio”, spiega semplificando, “l’assassino è uno cattivissimo, che spesso spara alla vittima con il silenziatore e la vittima muore. Ora, è incredibile, ma nel nostro organismo abbiamo degli assassini, delle cellule che si chiamano natural killer“.
Le cellule killer contro i tumori: come funzionano
“Che cosa fanno?”, continua a spiegare Roberto Burioni, poco prima di introdurre il lavoro di Franco Locatelli, “esattamente quello che fa l’assassino: si avvicinano alla cellula e con una pistola fatta di molecole gli sparano e la ammazzano. Vengono prese queste cellule e attraverso la manipolazione genetica, che non è negativa, attacchiamo alla cellule assassine una ‘calamita’ che le fa aderire ai tumori e a quel punto riescono ad evitare tutte le strategie che i tumori mettono in atto e li ammazzano”.
Per spiegare meglio il punto, però, il dottor Burioni ha introdotto il collega Franco Locatelli, che sta lavorando proprio con le cellule killer. “La terapia innovativa“, spiega, “è un’evoluzione di una storia che inizia con un successo di più di 10 anni fa. Negli USA una bambina, che ormai è adolescente, viene curata usando questo approccio”. “Il progetto”, per combattere i tumori nei bambini, spiega ancora Locatelli, “si articolerà su tre pilastri: sviluppare la terapie con le cellule natural killer trasformate con i recettori chimerici, le calamite di Burioni, e sarà una novità assoluta perché non si è ancora riusciti ad usare le cellule killer nelle leucemie. Poi ci saranno altri due pilastri che fanno riferimento ad approcci di diagnostica molecolare innovativa per identificare i bersagli tumorali aggredibili, andando a porre attenzione, ed è il terzo pilastro, ai meccanismi responsabili dello sviluppo delle forme resistenti alle terapie. Un progetto ambizioso”, confessa in chiusura, “che si estenderà su 5 anni”.