Il professor Roberto Burioni, virologo di fama internazionale e docente del San Raffaele, è stato ospite ieri sera come ogni domenica al programma Che Tempo Che Fa, in onda in diretta tv su Rai Tre. Burioni ha lanciato per l’ennesima volta un appello alla popolazione, quello di vaccinarsi, alla luce delle somministrazioni in forte calo nell’ultimo mese. “Siamo stati tra i migliori al mondo in fatto di vaccinazioni, ma questi dati sono incomprensibili”, commentando i 7 milioni di italiani che non si sono ancora vaccinati. “Ricordiamo – ha aggiunto – che se non siamo in piena catastrofe sanitaria è grazie alla scienza, che ha prodotto velocemente un vaccino efficace e in tre dosi”.
Quindi ha ribadito il concetto: “E’ incomprensibile che in Italia ci sia ancora un milione di over 50 che non si è mai vaccinato e che solo 4mila si siano vaccinati nell’ultima settimana… Ma anche le terze dosi sono calate parecchio: è come se gli italiani avessero applicato il meccanismo illustrato da Cesare nel De bello Gallico, ovvero quello di credere volentieri in ciò che si desidera”. Sembra quindi essere passata l’idea che l’emergenza sia finita “Ma non è così”, insiste Burioni, aggiungendo che “dal 24 febbraio in Italia più di 5mila persone sono morte di Covid”, eppure, nell’ultima settimana “le nuove vaccinazioni sono calate da 60mila a 18mila”.
BURIONI: “MOLTO BASSE VACCINAZIONI 5-11 ANNI”
Ferme al palo anche le vaccinazioni ai più piccoli, quelle riservate alla fascia di età 5-11 anni: “Tra i 5 e gli 11 anni le percentuali di vaccinati sono molto basse – sottolinea Burioni – mentre il messaggio dev’essere: vaccinate i bambini per tenerli al sicuro”. La chiusura è dedicata ai farmaci anti virali, le cosiddette “pillole anticovid”, usate fino ad ora molto poco: “ne sono state usate poco più di duemila, e questo non va bene. A New York chi è positivo basta che faccia una telefonata e gli portano il farmaco antivirale a casa. Da noi l’iter è complicato, eppure questi farmaci non vanno sprecati, vanno usati: hanno un’efficacia del 90% sui casi gravi. Insomma, siamo stati braavi con i vaccini, dobbiamo esserlo anche con gli antivirali”.