Roberto Burioni, noto virologo, ha twittato nelle scorse ore il nome di colei che sarebbe la colpevole del ritardo dei vaccini in Europa: Sandra Gallina. La friulana è la direttrice generale alla Salute della Commissione nella Ue, chiamata lo scorso autunno da Ursula von der Leyen al fine di negoziare i contratti dei vaccini con le case farmaceutiche, dopo essere riuscita a portare a termine il trattato di libero scambio con l’America Latina.
Nella sua esternazione social, Burioni afferma che “la funzionaria che ha condotto la trattativa dell’Ue per i vaccini è laureata alla scuola interpreti e ha avuto a che fare per la prima volta con la sanità nel luglio 2020. Prima si occupava di agricoltura e pesca”. Per poi aggiungere: “Niente di personale contro Sandra Gallina, ma vista l’oggettiva catastrofe vaccinale in EU, è legittimo chiedersi se una persona con la sua formazione (Scuola Interpreti) sia stata la migliore scelta per condurre la trattativa dalla quale dipendono decine di migliaia di vite“. Non un attacco diretto alla donna, dunque, ma a chi ha scelto di affidarle un compito così importante per il destino della popolazione del Vecchio Continente.
BURIONI: “SCELTA SANDRA GALLINA? DI NATURA POLITICA”
In un altro tweet, Roberto Burioni ha voluto puntualizzare: “La scelta della dottoressa Sandra Gallina è stata di natura politica, messa in atto da un organismo politico, e non stiamo parlando di un esperimento in laboratorio. Le questioni politiche hanno rilevanza pubblica e io ho il diritto di esprimere le mie opinioni politiche”. Come rivelato da Dagospia, alla nomina di Sandra Gallina si è arrivati seguendo un iter ben preciso: “Le designazioni di alti livelli alla Commissione Europea devono rispondere a determinati criteri, in un mondo in cui il finto politicamente corretto la fa un pochino da padrone. Ed è così che il posto vacante di direttore generale doveva andare ad una donna, per rispettare il principio della parità di genere. Si è arrivati a Sandra Gallina, brava donna e ottimo funzionario con zero esperienza in materia di salute pubblica. E così preparazione e competenza anche a Bruxelles cedono il passo ad altri criteri di valutazione, una specie di manuale Cencelli internazionalizzato dove sesso e nazionalità vengono di gran lunga preferiti alla competenza”.