Analizzare il livello di anticorpi nel sangue dopo aver fatto il vaccino, per capire se serva o meno un’ulteriore dose, è una pratica che non serve a nulla. A spiegarlo nelle scorse ore è stato Roberto Burioni, professore di Virologia all’Università San Raffaele di Milano, considerato fra i massimi esperti nel suo settore a livello non solo nazionale, che attraverso la propria pagina Twitter ha appunto scritto: “Il dosaggio sierologico degli anticorpi dopo la vaccinazione contro Covid-19 clinicamente non serve a niente”.



E a chi chiede spiegazioni in merito alla sua ‘sentenza’, Burioni ha replicato: “perché la quantità di anticorpi non è correlata con la protezione”. Parole che sono state rilanciate anche dal professore ordinario di Igiene presso l’Università di Pisa e assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pierluigi Lopalco, che ha corroborato ulteriormente il messaggio scrivendo: “lo ripetiamo fino alla noia. Soldi buttati per non avere nessuna informazione in termini di comportamento o decisioni cliniche”.



BURIONI: “L’UNICA SOLUZIONE E’ L’OBBLIGO VACCINALE”

E sulla questione il mondo scientifico sembra spaccarsi per l’ennesima volta in due, visto che soltanto pochi giorni fa, un altro stimato professore come Massimo Galli, primario di malattie infettive del Sacco di Milano, aveva spiegato appunto il contrario, ovvero, che il controllo del livello degli anticorpi potrebbe essere una pratica utile per capire se sottoporsi o meno a nuove dosi di vaccino.

Parlando all’Adnkronos in merito all’obbligo vaccinale nei confronti dei professori (circa 215mila quelli che ancora non si sono vaccinati), il luminare del nosocomio meneghino aveva spiegato: “Credo che in questo momento parlare di obbligo vaccinale per gli insegnanti non sia neanche tanto producente. Casomai si potrebbe decidere di valutare l’idoneità o meno al servizio se le persone non sono vaccinate”. Per Galli sarebbe meglio utilizzare quindi un approccio più soft per cercare di comprendere chi ha bisogno del vaccino e chi meno, verificare quindi “lo stato immunitario degli insegnanti, valutando la presenza di anticorpi”.