La variante Omicron non è apparsa per la prima volta 15 giorni fa, c’era già. L’ipotesi è del professor Roberto Burioni, virologo del San Raffaele che è intervenuto a Che tempo che fa per il suo consueto approfondimento sul Covid. «Se si vanno ad analizzare le mutazioni presenti sul genoma, ritengo molto improbabile sia apparsa da meno di 3 mesi: non ce ne siamo accorti, ma c’era già». Identificata per la prima volta l’11 novembre, preoccupa perché si teme che sia più trasmissibile e capace di sfuggire al vaccino. «In una provincia del Sud Africa ha soppiantato le altre varianti molto rapidamente. Questo accade quando si ha a che fare con una variante molto contagiosa».



L’altro elemento rilevante è che le osservazioni per ora si basano su un numero molto ridotto di casi: «Oggi sono 99, siamo sotto i 100 casi. Questa presa di spazio è avvenuta soltanto in una regione del nord del Sud Africa. Quando i numeri sono così piccoli e la zona è limitata bisogna stare attenti a trarre conclusioni. Una cosa simile è successa a San Diego, dove ci sono stati episodi di super diffusione. Il ceppo virale non era più trasmissibile, si è trovato al posto giusto al momento giusto». Dunque, c’è la possibilità che la variante Omicron sia più contagiosa, ma non lo si può sostenere con certezza.



BURIONI: VARIANTE OMICRON E VACCINI COVID

Per quanto riguarda, invece, l’altra preoccupazione, quella cioè di una ridotta efficacia dei vaccini, questa è dovuta alle molteplici variazioni nel genoma. «Sono ragionamenti fatti esclusivamente sulla carta, non c’è nessun dato sperimentale in laboratorio o nessuna osservazione sui pazienti per dire che questa variante sfugga alle vaccinazioni», ha osservato Roberto Burioni. Ragionevolmente si può dire per il virologo che «se prendesse piede, ci sarebbe probabilmente minore efficacia di alcuni monoclonali usati per curare la malattia, ma forse altri rimarrebbero efficaci, e ci potrebbe essere una minore efficacia nei confronti dell’infezione».



D’altra parte, sappiamo bene che questo vaccino «un’immunità estremamente efficace e robusta contro le forme gravi della malattia». Quindi, Roberto Burioni si allinea ai ricercatori sudafricani: «È molto probabile che il vaccino fornisca una protezione molto efficace contro la malattia». Il virologo ha concluso il suo intervento con un appello: «Ci vogliono esperimenti. Capisco che siete stanchi e che vorreste risposte certe, ma in questo momento purtroppo devo invitarvi alla pazienza. Non abbiamo dati certi su questa variante». Quindi, bisogna aspettare e «tenere duro in questa guerra che non finisce quando siamo stanchi». Ma con una consapevolezza: «Abbiamo un’arma efficace, il vaccino».