50 donne rapite di Burkina Faso

Da anni ormai in Burkina Faso, come in altre parti dell’Africa, è in corso una violenta e silenziosa guerra tra i jihadisti che aderiscono a diversi gruppi fondamentalisti (in larghissima parte afferenti al famigerato ISIS, o Stato Islamico) e lo Stato. Tra giovedì e venerdì, nell’area nord del paese, precisamente ad Arbinda, sono stati condotti due attacchi da parte di quelli che si suppone siano jihadisti e che hanno portato al rapimento di circa 50 donne.



La zona in cui si trova Arbinda, nel nord del Burkina Faso, è una delle più povere del paese, in cui la popolazione fatica a procurarsi il cibo. Da anni, però, il nord è anche uno dei luoghi in cui la presenza dei jihadisti sembra essere maggiormente radicata, alimentando una guerra che da anni non porta alcun risultato concreto. Un testimone del rapimento delle 50 donne in Burkina Faso ha raccontato, secondo quanto riporta La Stampa, che loro fossero radunate per raccogliere frutta e verdura nei boschi vicino ad Arbinda. A quel punto sarebbero state raggiunte da un gruppo di presunti jihadisti, dandosi in parte alla fuga ed, in parte, finendo in mano ai rapitori.



Burkina Faso: l’infinita lotta al fondamentalismo

Non è, purtroppo, una storia nuova quella dei rapimenti da parte dei jihadisti in Burkina Faso, inseriti nell’ambito di una violenta guerra che si sta combattendo almeno dal 2015. Come riporta La Stampa i rapimenti, specialmente di donne, avvengono soprattutto per quattro motivazioni: dalla richiesta di riscatto, alla volontà di vendetta per azioni rivoltose verso i terroristi, passando anche per il bisogno di manodopera nelle loro basi e per l’aberrante pratica degli stupri di gruppo (necessari affinché vengano messi al mondo altri futuri jihadisti).



Attualmente sono soprattutto due i gruppi fondamentalisti che si contendono l’area nord del Burkina Faso, l’ISGS (Islamic State in the Greater Sahara) e il JNIM (Group for Supporters of Islam and Muslims). Una guerra che si combatte dal 2015, e che nell’ultimo periodo ha portato ad attacchi sempre più violenti, diretti specialmente verso la popolazione civile, anche nella parte centrale del paese. Secondo le stime delle Nazioni Unite, in Burkina Faso almeno 1 milione di persone vivono in aree considerate a rischio, mentre dal 2015 ad oggi sono morti migliaia di civili e circa 2 milioni sono sfollati, su un totale complessivo di 22 milioni di abitati nel paese africano.