Almeno 15 persone sono state uccise e altre due ferite nell’attacco contro una chiesa cattolica nel nord-est del Burkina Faso. Nel villaggio di Essakane, vicino al confine con il Mali, dopo l’assalto un funzionario della chiesa ha raccontato che gli uomini armati erano sospetti militanti islamici. Il capo della diocesi locale, l’abate Jean-Pierre Sawadogo, in un comunicato ha scritto: “In queste dolorose circostanze, vi invitiamo a pregare per il riposo eterno di quanti sono morti nella fede, per la guarigione dei feriti e per la consolazione dei cuori addolorati. Preghiamo per la conversione di coloro che continuano a seminare morte nel nostro Paese”. Aly Benjamin Coulibaly, procuratore di Ouahigouya, ha spiegato “di essere stato informato che il 25 febbraio vi sono stati massicci attacchi omicidi che sarebbero stati commessi nei villaggi di Komsilga, Nodin e Soroe nella provincia Yatenga della regione settentrionale con un totale di 223 morti”.
Negli ultimi anni le chiese sono state prese di mira nel Paese: qui decine di fedeli sono stati uccisi da uomini armati. Come spiega La Verità, più di un terzo del Burkina Faso è attualmente sotto il controllo degli insorti che le autorità stanno combattendo. Si tratta di gruppi islamici legati ad al-Qaeda e allo Stato islamico che hanno conquistato vaste aree di territorio e portato così allo sfollamento di milioni di persone nella regione del Sahel. Il Burkina Faso, governato da una dittatura militare, è inoltre uscito dal blocco politico ed economico regionale, Ecowas, del quale faceva parte insieme a Sahel, Mali e Niger, adducendo come motivazione il mancato sostegno nella lotta contro il terrorismo. Il presidente del Burkina Faso Ibrahim Traoré, inoltre, ha affermato che “le truppe russe potrebbero schierarsi per combattere i jihadisti“.
Terrorismo jihadista anche in Mali e Niger
Un report pubblicato dal Global Terrorism Index sul numero di vittime del terrorismo, soprattutto di matrice jihadista, mostra che il 94% delle vittime si concentra nella regione che comprende il Nord Africa, l’Africa occidentale, l’Asia meridionale e il Medio Oriente. L’Africa occidentale primeggia però nella classifica con il 59% delle vittime registrate nel 2023 per mano dei terroristi con un aumento nei Paesi del Sahel. I governi guidati in Mali, Niger e Burkina Faso da giunte militari golpiste lottano contro i jihadisti per mantenere il controllo del territorio. Proprio in Burkina Faso circa la metà del territorio si stima essere sotto il controllo degli estremisti islamici. Il generale di brigata Célestin Simporé, capo di stato maggiore delle Forze armate, in un comunicato ha esortato le forze di difesa “a potenziare le misure di sicurezza di fronte a un rischio potenzialmente elevato di attacchi terroristici“.
Anche il Mali è sotto attacco: dal 2012 è alle prese con le attività di gruppi legati ad al-Qaeda e allo Stato Islamico. A questo è seguita una grave crisi umanitaria e politica. Anche l’Onu è stata costretta ad abbandonare il Paese per decisione della giunta al potere, con una lotta ancora più potente tra l’esercito, i gruppi islamici e i separatisti, che si sono armati contro il governo centrale. Questa crisi mano a mano ha coinvolto anche Burkina Faso e Niger. I combattimenti in Mali, secondo l’Onu hanno costretto 375.539 persone a fuggire dalle proprie case. Anche in Niger gli attacchi contro i militari sono ormai all’ordine del giorno.