Così come quasi ogni estate il burkini, il costume indossato dalle donne musulmane che lascia scoperti solo il volto, le mani e i piedi, torna a fare discutere. In Francia, come sottolineato da Freeda, l’indumento è divenuto oggetto di dibattito pubblico da martedì scorso, quando il più alto tribunale amministrativo francese ha deciso di vietare appunto il burkini nelle piscine pubbliche della città di Grenoble. Secondo la Corte che si è pronunciata sulla vicenda, consentire di indossare il costume solitamente utilizzato dalle donne musulmane, pregiudicherebbe “la parità di trattamento degli utenti, compromettendo così la neutralità del servizio pubblico”.
La Francia è tipicamente una nazione dove vigono delle regole molto rigide in materia, tenendo conto che, oltre alla sopracitata questione del burkini, è vietato il niqab, il velo che lascia scoperti solo gli occhi, nei luoghi pubblici di quasi tutto il Paese. In altre nazioni, fa notare ancora Freeda, a cominciare da Italia, Spagna o Regno Unito, non esistono divieti o leggi di questo tipo. Il divieto del burkini nelle piscine di Grenoble obbligherà ovviamente le donne musulmane a non recarsi nelle piscine pubbliche, visto che mai e poi mai si mostreranno in pubblico senza il loro particolare costume coprente.
BURKINI VIETATO IN FRANCIA, NELLE PISCINE PUBBLICHE DI GRENOBLE: SODDISFATTA MARINE LE PEN
E pensare che proprio a Grenoble, a metà maggio, un’ordinanza del consiglio cittadino aveva concesso di indossare il burkini nelle piscine della città, ma dopo una decina di giorni, prima della sua applicazione effettiva (1 giugno 2022), la stessa ordinanza è stata annullata.
A seguito del divieto sono scattate numerose proteste sul web e negli ambienti istituzionali, ed è inoltre stato presentato un “referendum laico”, come scrive luce.lanazione.it, da parte del prefetto dell’Isère, su mandato del ministro dell’Interno, Gérald Darmanin che chiedeva la sospensione della misura. Soddisfatta invece la leader di Rassemblement National Marine Le Pen che ha accolto in maniera favorevole il divieto, descrivendo il burkini come “abbigliamento di propaganda islamica“.