Comincia a delinearsi con maggiore chiarezza il quadro dell’incidente occorso lo scorso 3 ottobre 2023 a Mestre, quando un bus pieno di turisti è precipitato da un cavalcavia: secondo i risultati delle perizie condotte sul mezzo, l’autobus non è uscito di strada per un malore dell’autista, come si pensava inizialmente, ma per via della rottura del perno di un giunto tra lo sterzo e le ruote. A causa del guasto l’autista ha perso il controllo del mezzo ed è precipitato dal cavalcavia, facendo un volo di quindici metri che ha portato alla morte di 22 persone, tra cui il conducente stesso, Alberto Rizzotto di quarant’anni: l’uomo non ha potuto far nulla per arrestare la corsa del mezzo, come spiega l’Ansa.



Le altre 21 vittime sono tutte straniere: si trattava di turisti in gita a Venezia e tra questi c’erano anche tante donne e bambini. I risultati sono arrivati a conclusione della fase peritale del Procuratore di Venezia Bruno Cherchi, che ha annunciato la trasmissioni degli atti alle parti e ai consulenti per le deduzioni tecniche. I periti evidenziano come il bus abbia riportato prima la rottura del perno destro e di conseguenza il cedimento del giunto dello sterzo: il bus ha così sbandato senza che l’autista potesse far nulla e ha strisciato prima lungo il guardrail e poi è precipitato giù, volando per quindici lunghi metri.



Bus di Mestre, il guardrail “non ha contenuto la corsa del bus”

Secondo il procuratore di Venezia Cherchi il “guardrail, che avrebbe dovuto contenere la corsa del bus di Mestre, era “ormai vecchio e ammalorato, privo di manutenzione” tanto che “non è stato in grado di contenere l’urto dell’autobus”. Non è ancora chiaro, però, “il nesso di casualità tra la rottura dello sterzo e lo stato delle barriere”. L’inchiesta è tutt’altro che conclusa: ora gli atti verranno trasmessi ai periti di parte per le deduzioni conseguenti.

Secondo il procuratore bisogna capire come si sia potuto rompere il perno nel bus “che aveva solo un anno di vita” e che secondo gli esperti si sarebbe potuto rompere solamente di fronte a “una brusca frenata o una sterzata” che però non sembra esserci stata. L’autista, infatti, non ha condotto il bus in maniera inconsueta e inoltre gli accertamenti post-mortem sul suo corpo non hanno mostrato malori né altro: l’uomo era sano e non ha avuto alcun problema prima dello schianto. Inoltre, come mostrano le immagini delle telecamere, l’autista non ha mai utilizzato il cellulare durante la corsa ed è morto solamente dopo la caduta del bus per quindici metri.