Una giornata d’estate affollata sulla via di Capri si apre con un incidente potenzialmente ancor più tragico di quello che poi si è rivelato. La funicolare che sale da Marina Grande è infatti bloccata, i turisti prendono d’assalto i mini bus, uno di essi è guidato da un uomo di 33 anni che, in una curva, perde il controllo del mezzo e piomba diritto su uno stabilimento balneare. L’autista muore, in 23 restano feriti, sono 4 quelli gravi.
La causa di tutto è probabilmente un malore, una casualità, un infinitesimo particolare nelle nostre afose giornate. Eppure non esiste una situazione in cui si possa stare al sicuro dalla vita e dal suo continuo incalzare. Spesso il periodo estivo è derubricato ad un tempo di superficialità o di sospensione delle grandi questioni dell’esistenza: d’estate si gioca, si scherza, ci si dimentica dei problemi, convinti che la nostra bolla di relax possa renderci immuni da ogni stupidaggine, da ogni questione seriamente posta. Tuttavia l’estate dovrebbe esserci data per tutt’altro: non dovrebbe essere necessario che un mini bus ci piombi addosso, mentre siamo in spiaggia, per ricordarci che questi mesi sono liberi da molti degli affanni dell’autunno per fare spazio a ciò che più ci sta a cuore.
Vaco, il verbo delle vacanze, in latino significa sia “sono libero da” e “mi dedico a”: l’estate va dedicata, impegnata, vissuta in quello che più ci interroga o ci soddisfa, senza prendere le distanze dal dramma della vita, senza che la gioia della libertà si trasformi in divertimento, parola che significa uno sguardo rivolto altrove, distratto.
Certo, in tutto questo resta la terribile amarezza per un giovane autista che non si stava divertendo, che lascia la sua vita per un brandello di tempo in cui – probabilmente senza colpa – non è stato bene. Eppure anche questo dettaglio tragico non diminuisce, ma anzi aumenta, la sfida e la partita: in questi mesi di sole c’è in gioco il Mistero. E anche se a noi sembra che tutto deponga a distrarci da questo, non c’è attimo in cui ciascuno non possa fare tutta la strada per guardarsi allo specchio e ritrovare quel volto, quell’antico amico, che da sempre ci aspetta. Con le sue grandi domande e i suoi ineludibili perché. Dentro tutto, anche dentro la più banale e ingiusta delle tragedie.
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