Non tutti possono, ma ogni mattina compiamo un gesto divenuto abituale: uscire di casa. Lo facciamo per andare a lavorare, per prenderci cura degli altri, per procurarci quello che serve al vivere. Usciamo di casa per andare a un incontro, per visitare qualche persona cara, per risolvere i problemi. Usciamo per andare a scuola, per stare con gli amici, per combinare qualche casino. Insomma, ogni giorno sono molte le cose che ci spingono a compiere questo gesto così semplice e quasi banale dell’uscire di casa, ma raramente ci viene il sospetto che possa essere la nostra ultima uscita.



Ciò che è capitato a Mestre, l’incidente che ha portato un bus pieno di gente a precipitare sulla ferrovia sottostante, è solo l’ultimo fatto che ci ricorda che nulla è scontato nella vita, nemmeno l’uscire di casa. Quando la Madonna, incinta, è uscita di casa per dirigersi dalla cugina Elisabetta, ha affrontato un viaggio non privo di rischi. Si è trattato del primo viaggio missionario della storia. Gesù, non ancora nato, già doveva incontrare l’uomo. Al solo presentimento della presenza di Cristo, Giovanni Battista sussultò nel grembo di Elisabetta. Senza vederlo né sentirlo il Battista ha riconosciuto la presenza di Cristo, della ragione per cui anche la sua vita era stata pensata.



In quei metri, che hanno separato le persone nel bus dallo schianto, credo che tutti abbiano sentito la stessa vibrazione del cuore. Paura, terrore, angoscia, non saranno riusciti a zittire quel sussulto, quel presentimento che non si trattava solo di un precipitare nel vuoto. Usciti di casa, come tantissime altre volte, non vi faranno più ritorno al modo abituale. Già, perché l’uscire presuppone sempre un entrare. Le persone morte ieri sera sono uscite dalla scena di questo mondo, ma c’è stato un giorno in cui vi sono entrate e non per loro volere. Una volontà più grande di qualsiasi circostanza, una preferenza più radicale di qualsiasi casualità, spalancarono le porte della realtà per ciascuno di loro, come per ciascuno di noi. Avranno gridato, si saranno abbracciati in mezzo alle lacrime e avranno pregato, in quel bus che cadeva inesorabilmente. E Lui, Cristo risorto, li ha afferrati tutti, sia quelli rimasti vivi, sia quelli che sono morti.



Il sussulto che è venuto anche a noi, appena sentita la notizia, è la prova più evidente di quell’ultimo inarrestabile abbraccio del Signore. Sarebbe irragionevole un’altra fine che negasse quella volontà e preferenza che vengono prima.

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