La figlia di una delle donne colpite dalle tre buste bomba esplose a Roma ha parlato ai microfoni di Chi l’ha visto. “Era una busta gialla, quelle con le pluriball all’interno. Dentro c’era un pacchetto regalo, mamma ha avuto la prontezza di aprirlo in balcone perchè le sembrava abbastanza strano non aspettando nulla e all’interno c’era una scatolina in legno. Ha aperto l’anello ed è esploso tutto, si è ustionata le mani, il collo, la coscia e l’addome”, ha raccontato la giovane. La busta era indirizzata alla madre e il mittente era “una conoscente con la quale non si sentiva mai, una compagna delle elementari”, ha aggiunto. La busta era stata lasciata sulle cassette della posta del condominio, un fatto di per sé strano secondo la ragazza. Su questo caso sono ancora in corso le indagini. Si è parlato anche di una pista anarchica ma nulla metterebbe in relazione le tre donne che non si conoscevano e facevano lavori differenti. Si teme però che possano esserci altri pacchi in giro. E’ sicuramente una sola persona che avrebbe studiato i profili delle donne. Tutti i mittenti erano persone che le vittime conoscevano. Probabilmente l’autore avrebbe trovato le persone da mettere come mittenti attraverso i contatti Facebook delle donne. Le buste erano sprovviste di timbro postale ed anche la busta esplosa all’interno del centro di smistamento postale di Fiumicino era sprovvista. Questo rappresenta un vero mistero. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



SCATTA ALLERTA TERRORISMO

Quanto accaduto tra Roma e il litorale tra domenica e lunedì, con la presenza di tre buste esplosive indirizzate ad altrettante donne, sarà affrontato stasera nel corso della trasmissione Chi l’ha visto, in onda su Rai3. L’allerta tra carabinieri del Ros e Digos è massima e in una Italia già sconvolta dall’emergenza del Coronavirus spunta ora l’ipotesi del terrorismo di matrice anarchica. Nel mirino, tre buste formato A4 nel formato giallo contenenti scatolette di legno con all’interno un congegno esplosivo. Gli inquirenti, come riporta La Stampa, parlano di “Un congegno adatto ad offendere, non ad uccidere”. Il timore però è che proprio queste buste esplosive il cui congegno è realizzato in modo rudimentale, possano essere ancora in circolazione indirizzate ad altre donne. Al momento il procuratore aggiunto Francesco Caporale e il pm Francesco Dall’Olio procedono ipotizzando il reato di attentato con finalità di terrorismo e lesioni. Presso Poste Italiane sono aumentati ulteriormente i controlli a partire dal centro smistamento dell’aeroporto di Fiumicino.



BUSTE ESPLOSIVE A ROMA: LE POSSIBILI IPOTESI

Dalle prime indagini è emerso che non ci sarebbe alcuna rivendicazione, né un obiettivo istituzionale preciso così come nessun legame tra i destinatari delle buste. I mittenti risultano noti alle persone destinatarie delle buste esplosive e gli indirizzi sono scritti con i medesimi caratteri. Al momento il caso resta un vero e proprio rompicapo e al lavoro vi è l’intero pool Antiterrorismo della procura capitolina che non esclude alcuna ipotesi. Se in un primo momento si era pensata all’azione di un “Una bomber” con un conto in sospeso con le vittime, non viene comunque trascurata del tutto la pista di una “frangia antimilitarista della galassia anarchica”. La pista della matrice anarchica sembra essere avvalorata al momento dall’unico elemento che sembrerebbe accomunare due destinatarie. Una delle buste esplosive era indirizzata ad una ex dipendente dell’Università di Tor Vergata che lavorava nel settore amministrativo ed avrebbe avuto un ruolo in merito ad un accordo siglato nell’ottobre scorso dall’Università con l’Aeronautica Militare. In un altro caso, il ferimento ha riguardato una 68enne esperta in biotecnologie ed ex dipendente dell’Università cattolica del Sacro Cuore-Gemelli. Alla base, secondo gli inquirenti, ci sarebbe una intesa di cooperazione siglata nel dicembre del 2017 con una struttura della Nato.



INTERROGATIVI ANCORA APERTI

Le ipotesi attualmente al vaglio sono chiaramente tutte da verificare. Oltre all’allarme terrorismo di natura anarchica, spuntano anche altre possibili strade, come quella della vendetta personale per un posto di lavoro perso o per una mancata invalidità riconosciuta. La terza busta esplosa ha ferito una donna di 54 anni, dipendente Inail, mentre apriva la corrispondenza a casa. Tutte e tre le vittime sono rimaste ferite ma fortunatamente non in modo grave, riportando lesioni a braccia e mani. Nessuna di loro è in pericolo di vita. In tutti i casi gli interrogativi ed i dubbi restano e la trasmissione Chi l’ha visto si domanda soprattutto sull’autore del gesto e sul movente attualmente oscuro. Chi lo ha fatto e perché? Ce ne sono altre non ancora recapitate?  All’interrogativo tenterà di rispondere la trasmissione di Rai3 con Federica Sciarelli.