IL RICORDO DI BUTTIGLIONE SULL’EPOCA DI BERLUSCONI: “FECE IL BENE DEL PAESE”

Errori, contestazioni, progetti e speranze: Silvio Berlusconi fu questo e tanto altro ancora ma è nel giorno dei suoi funerali di Stato che un ex alleato storico come Rocco Buttiglione sull’Avvenire prova a riannodare i fili dell’epopea berlusconiana, tra ombre e luci. «Una figura poliedrica come la sua si presta a tante diverse riflessioni. Certo, la politica incattivisce un po’ tutti, ma mi piace ricordarlo per quello che è sempre stato: una persona buona, generosa, aperta. Voleva il bene del Paese, ha colto che ci si avviava verso la crisi e ha lavorato per superarla», spiega l’ex leader dell’Udc, scrittore e filosofo cristiano.



Buttiglione sottolinea come Berlusconi ha sì commesso tanti errori ma ha fatto «soprattutto del bene, in tante direzioni, pensando anche solo al San Raffaele. Che il buon Dio lo accolga nella sua pace». Ritornando indietro nel tempo, Buttiglione ricorda di avere garantito per Silvio Berlusconi «quando Forza Italia chiese, e poi ottenne, di entrare nel Ppe. Avevamo un progetto comune e possiamo dire di aver fallito insieme se quella idea di dar vita a un bipolarismo “mite” alla tedesca, che vive di reciproca legittimazione e regole comuni, non è andata in porto. Peccato, sarebbe stato un bene per il nostro Paese».



“FALLITO IL PROGETTO DEL BIPOLARISMO MITE, PECCATO: ECCO COME ANDÒ…”: PARLA ROCCO BUTTIGLIONE

Il concetto viene poi ripreso da Rocco Buttiglione nel corso della sua lunga intervista al quotidiano della CEI, specie andando a scovare quelli che per l’ex Ministro possono essere le vere cause di quel “fallimento”: «io non riuscii nell’intento di portare dentro questo progetto tutto il partito popolare, ma solo una parte. E questo ha molto indebolito la nostra forza contrattuale nella lista comune che facemmo, Forza Italia-Polo Popolare». Le divisioni tra Cdu di Buttiglione e Ppi di Bianco risalgono ai primi momenti della coalizione di Centrodestra ma servono oggi a capire cosa successe realmente in quei convulsi anni post-Tangentopoli e “Discesa in campo” di Silvio Berlusconi.



«L’offensiva giudiziaria che cresceva contro Berlusconi lo rese meno disposto a dar vita a un partito democratico e contendibile, che gli poteva anche essere sottratto lasciandolo da solo in balia dei giudici. Inoltre c’era Fini che era contrario; quanto a Casini non ha mai capito se fosse favorevole o meno», racconta ancora il filosofo e pensatore all’Avvenire. Secondo Buttiglione il progetto stimolante che Berlusconi aveva in mente per un bipolarismo “mite” e di alternanza, «si è infranta contro la reazione isterica della sinistra e lui si è andato convincendo che agitare lo spettro del comunismo pagava sul piano elettorale. Già Moro ci aveva provato, ma la sua democrazia dell’alternanza richiedeva dialogo fra forze contrapposte per scrivere le regole insieme».