La corsa nello spazio trasse origine e forza dalla competizione militare tra Stati Uniti e Unione Sovietica. In questo contesto, i V2 giocarono un ruolo fondamentale. Furono questi i razzi che i nazisti impiegarono per colpire Londra e provocare altre stragi, gli stessi destinati a fare da “scheletro” ai primi missili lanciati verso lo spazio. Negli anni Sessanta, una versione modificata dell’R7 portò in orbita il satellite Sputnik. Una vittoria per i sovietici; un’umiliazione per gli americani. Anche Buzz Aldrin aveva esperienza in campo militare, avendo preso parte, in qualità di pilota, alla guerra in Corea. La pratica sul campo gli permise di farsi i muscoli, di imparare cioè a resistere in condizioni di forte stress. Sarebbe bastato lo sbaglio di un solo parametro, per provocare il fallimento della missione. Il sangue freddo di Aldrin fu in questo senso determinante. (agg. di Rossella Pastore)



Chi è Buzz Aldrin

La carriera di Buzz Aldrin è indelebilmente legato all’evento che 50 anni fa ha segnato la storia americana e mondiale: lo sbarco dell’uomo sulla luna. Ingegnere statunitense, aviatore e astronauta, Aldrin è infatti il secondo uomo, dopo Neil Armstrong, ad aver messo piede sul suolo lunare. Nei giorni scorsi, Aldrin ha condiviso suo social un importante filmato, nel quale ricorda, a 50 anni dall’evento, l’emozionante momento in cui la missione Apollo 11 li ha condotti sulla luna. “50 anni fa, Neil Armstrong, Mike Collins e io partimmo per una missione di enorme importanza – dice su Twitter l’astronauta – Dio benedica i 400.000 americani che ci hanno aiutato a raggiungere la Luna e a ritornare”. È soprattutto grazie al lavoro di squadra se la missione ha avuto successo; per questo, afferma con sicurezza Buzz Aldrin: “Insieme, noi americani possiamo fare qualsiasi cosa! Non dimentichiamo mai il 16 luglio 1969”.



“Non vedo l’ora che l’America…”

Indossando una t-shirt nera celebrativa dei 50 anni dallo Sbarco sulla luna, Buzz Aldrin, nel filmato condiviso su Twitter, si augura di poter assistere al più presto a una nuova fase: “Non vedo l’ora che l’America abbia il ruolo di leader nel prossimo passo di un’alleanza spaziale”, dice l’astronauta. Nella clip, Aldrin ripercorre inoltre le missioni dell’Apollo, a cominciare dal periodo noto ai posteri come “corsa allo spazio”, fino alle principali missioni degli anni successivi: “Nel 1961 il presidente Kennedy disse che gli Stati Uniti avrebbero portato l’uomo sulla Luna entro il 1970”, ricorda Aldrin, che non dimentica l’impegno degli Stati Uniti nel mantenere la promessa né la tragedia dell’Apollo 1 nella quale, nel gennaio del 1967, persero la vita tre astronauti della Nasa a causa di un incendio scaturito sulla rampa di lancio. Buzz Aldrin ricorda inoltre la missione del dicembre 1968, che aprì “la strada alla missione Apollo 11, con il modulo di comando Columbia e il modulo lunare Eagle, partita il 16 luglio e atterrata quattro giorni dopo nel mare della Tranquillità”.



Le difficoltà dell’Apollo 11

Buzz Aldrin ha di recente ripercorso tutte le difficoltà incontrate prima di sbarcare per la prima volta sul suolo lunare. In una video intervista registrata nel 2016 per il Museo delle Scienze di Londra e resa nota solo oggi, l’astronauta ha svelato che a un passo dall’allunaggio, esattamente a un’altitudine di 500 piedi, la squadra è stata sul punto di perdere il controllo del modulo lunare. In aggiunta, il grande cratere che si apriva davanti a loro avrebbe potuto causare un vero e proprio disastro, senza contare che, fino a pochi minuti prima, una serie di allarmi, tempestivamente sistemati dall’intervento di Houston, avrebbero potuto far fallire la missione. La discesa, in poche parole, si è rivelata più complicata del previsto, e anche se gli allarmi erano ormai sotto controllo, la vicenda, riporta The Guardian, “tendeva a distrarre un po’”. Solo a distanza di 10 piedi dalla superficie lunare, Aldrin si sarebbe convinto del buon esito della missione e a quel punto avrebbe esclamato: “ce l’abbiamo fatta!”.