Il suo vero nome è Edwin Eugene Aldrin Jr., ma tutti lo conoscono semplicemente come Buzz Aldrin, il secondo uomo ad aver calpestato il suolo lunare dopo Neil Armstrong, comandante della missione Apollo 11 del 1969. All’epoca, Buzz aveva 39 anni e lo chiamavano tutti così: Buzz è un soprannome che si porta dietro dall’infanzia, quando una delle sorelle, non riuscendo a pronunciare ‘brother’ (fratello), lo storpiava in ‘buzzer’. ‘Buzzer’ divenne ‘Buzz’, nome che ha adottato ufficialmente nel 1988 e che è entrato nell’immaginario collettivo come il classico nome da astronauta (sette anni dopo, infatti, venne scelto dagli autori di Toy Story per il loro personaggio dello space ranger, Buzz Lightyear). Dalla sua vicenda pubblica e privata sono stati tratti vari biopic tra cui First Man – Il primo uomo, il film diretto da Damien Chazelle in onda oggi in prima tv su Canale 5.



Storia vera di Buzz Aldrin: “Non chiamatemi ‘secondo’”

Dei tre astronauti facenti parte della missione Apollo 11, Buzz Aldrin è l’unico sopravvissuto. Tutti e tre erano nati nel 1930, tuttavia Armstrong se n’è andato nel 2012 a causa delle complicazioni derivanti da un delicato intervento alle arterie coronarie. Collins, invece, è scomparso da poco, il 28 aprile scorso, dopo aver a lungo combattuto contro un brutto male. In un’intervista rilasciata nel 2019 a Wired, Aldrin ha ricordato così il suo comandante, soffermandosi in particolare su quello che dicono i giornali, cioè che lui sarebbe stato il “secondo uomo” a camminare sulla Luna dopo l’indimenticato Neil: “Innanzitutto: Neil e io siamo atterrati nello stesso momento sul satellite eppure sarò sempre ricordato come ‘il secondo uomo sulla Luna’. Ma non puoi camminarci, se prima non ci atterri… e quella è stata la parte veramente difficile. Sono stato il primo astronauta a tornare nelle forze armate dopo la Nasa, ma non sapevano cosa farsene di un tipo che aveva camminato sul suolo lunare. Per la verità, neanch’io sapevo bene cosa fare con me stesso. Ho sofferto di depressione e anche la mia famiglia ne ha risentito”.



Buzz Aldrin: “L’allunaggio non è finto, ecco le prove”

Dopo l’allunaggio e il ritorno sulla Terra, infatti, Buzz Aldrin si è sentito perso, come disorientato. Non tutti conoscono il retroscena della depressione, a cui lui stesso accenna nell’intervista: “Ho avuto i miei alti e bassi, ancora combatto con alcune difficoltà, però attorno a me ho una buona squadra, che mi aiuta ad andare avanti”. A quanti invece sostengono che lo sbarco sulla Luna sia stato tutto una montatura degli americani, Buzz risponde così: “I russi, a quei tempi, avrebbero fatto qualunque cosa pur di smascherare un finto allunaggio… Basta guardare Google Moon e le foto scattate dagli orbiter lunari: ancora si vedono i siti di allunaggio delle missioni Apollo. E, addirittura il percorso che Neil seguì fino al limitare del cratere, prima di rientrare nella navicella. Prove più valide di queste, non ne esistono”.

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