Espugnato lo Juventus Stadium. La prima squadra ospite che trionfa nel nuovo stadio dei bianconeri non poteva che essere l’Inter. Gli interisti sanno che la loro squadra è femmina, e come tale è croce e delizia dei propri tifosi. La Beneamata è capace di non vincere per molti anni un trofeo come la Champions per poi far vivere l’esperienza che pochi tifosi al mondo hanno provato vincendo tutto in una stagione. Allo stesso modo Zanetti e compagni non vincevano a Torino dal 2005 e dopo sette anni arriva una vittoria netta, esaltante e quasi favolistica. Netta come il risultato, che dimostra la superiorità dimostrata sul campo. Esaltante in quanto arriva dopo aver subito un gol in fuorigioco dopo 18 secondi che avrebbe messo al tappeto chiunque. La favola è quella di una squadra che si unisce in un progetto con a capo un giovane allenatore sconosciuto fino a pochi mesi fa e stende la corazzata bianconera, nemica di tante battaglie dentro e fuori il campo. La doppietta di Milito e il gol di Palacio esaltano la “spensierata” scelta del tridente.

L’Inter è viva ed è un grande gruppo. Una squadra che vincendo riesce a ridare credibilità ad un campionato che, dopo i fatti di Catania, stava per vedere una nuova pagina nera – sportivamente parlando – per altri errori grossolani degli arbitri.

I neroazzurri vincono agendo come un unico corpo, approfittando della troppa sicurezza dei giocatori di casa, che all’interno del proprio stadio sopra di un gol si sentono protetti e sicuri. Dimentichiamoci gli arrembaggi dell’Inter fisica di Mourinho quando si doveva recuperare una partita. La differenza sostanziale con Stramaccioni è la calma con cui i suoi giocatori recuperano e gestiscono le partite. La pazza Inter è diventata strategica e calma e per il momento sembra funzionare. Stramaccioni non convince con il gioco e con forza fisica, ma i risultati danno ragione a lui e l’Inter è seconda in classifica.

Il primo esame è stato brillantemente superato, ma come già detto in passato, la strada che porta ai risultati importanti è lunghissima. Il tecnico romano sta facendo bene, ma la sua squadra non ha ancora un’identità precisa. Se attualmente la capacità di trasformarsi è la forza dell’Inter, a lungo termine sarà necessario dare una forma al lavoro che si sta svolgendo ad Appiano Gentile.

Per il momento è fondamentale mantenere il profilo basso, continuare a lavorare duro e prendere coscienza che i mezzi ci sono. Gli obiettivi non cambiano: vincere sempre la prossima partita, poi si faranno i conti.