Con la vittoria del Napoli in finale di Coppa Italia, si conclude la stagione calcistica 2011-2012. Mentre il calciomercato impazza, è anche il tempo di bilanci e analisi di un anno di lavoro. L’Inter è arrivata sesta, fallendo gli obiettivi prefissati l’estate scorsa. Non c’erano stati proclami o promesse ma, reduci da una stagione, quella 2010-2011, con pochi alti e molti bassi, i tifosi nerazzurri si aspettavano di finire ben più in alto in classifica. La stagione di Zanetti e compagni è iniziata con la fuga di Leonardo e l’arrivo di Gasperini. La società ha dato continuità per quanto riguarda l’incertezza e la confusione nelle idee. La dirigenza, dopo diverse stagioni di vittorie, non è stata capace di pianificare il futuro di una squadra che inevitabilmente stava invecchiando. Oltre agli errori di mercato, in corso Vittorio Emanuele non sono stati capaci di individuare un allenatore in grado di far nascere una nuova corazzata. In una trottola di giocatori acquistati e ceduti, e tecnici esonerati, l’Inter ha disputato due stagioni molto al di sotto delle aspettative. Gasperini non ha trovato ne il favore della società, ne quello dei giocatori. Al presidente si chiede perché si arrivi a stipendiare un tecnico che poi non si appoggia (era già successo con Benitez l’anno precedente), mentre ai giocatori si può rimproverare un atteggiamento viziato nel non voler seguire a priori il proprio tecnico. Sicuramente le idee di calcio di Gasperini mal si sposavano con la rosa messa a disposizione, ma anche la mancanza di appoggio al suo progetto ha fatto naufragare la stagione neroazzurra. L’arrivo di Ranieri è stato quindi inevitabile dopo l’ennesima sconfitta. L’allenatore testaccino, mai amato dal popolo interista, ha cercato di dare equilibrio ad una squadra allo sbando. La squadra ha risposto bene per un primo periodo, arrivando anche a vincere sette partite di seguito, riuscendo ad allontanarsi dalla zona retrocessione in cui era piombata. Ranieri è riuscito a lavorare sull’equilibrio tattico, ma ha fallito completamente sul profilo mentale, arrivando a schierare in campo una squadra depressa e svogliata. L’allenatore ex Juventus è stato sostenuto dalla società e da Moratti nonostante i risultati scadenti. I giocatori non hanno contribuito a migliorare le prestazioni dandosi per spacciati ancora prima di provare a rimontare. Quando il presidente si è accorto che la medicina di Ranieri era accanimento terapeutico, ha cambiato per la terza volta in un anno ed è arrivato Stramaccioni. Il giovane allenatore romano…

… aveva appena vinto la Champions League della Primavera stregando il mondo giovanile del calcio. Ancora prima di scendere in campo, dopo solo pochi allenamenti, Strama aveva già conquistato tutti, giocatori e tifosi. I risultati sono stati buoni, sia dal punto di vista del gioco che da quello della convinzione. Il campionato era già compromesso ed il terzo posto non è stato centrato, ma la vittoria del derby è stato un capolavoro assoluto. La conferma di Stramaccioni è sicuramente un segnale positivo per i tifosi, per la bravura del tecnico, ma soprattutto perché dimostra il tentativo della società di costruire un progetto duraturo ed improntato in una squadra di giovani talenti e veterani di esperienza. Moratti non si faccia prendere dalla fretta. Il tecnico e la squadra dovranno avere del tempo per impostare un lavoro importante per il presente e per il futuro. Gli uomini di mercato spendano bene e in maniera intelligente, vengano epurate le prime donne e chi si sente sazio, e si riparta da zero con l’obiettivo di aprire un nuovo ciclo ancora più glorioso di quello conclusosi l’anno scorso.