Sconfitta che sa di crisi quella subita dall’Inter a San Siro contro il Bologna. In una partita senza emozioni gli emiliani riescono a trovare il gol vittoria nel secondo tempo e allontanano i sogni di Champions League dei neroazzurri. In novanta minuti di gioco l’Inter non è mai davvero pericolosa e viene registrata una sola vera parata di Curci. Tropo poco per una squadra che punta a tornare nell’Europa che conta. Si parla di crisi dell’Inter in quanto nel 2013 la squadra di Stramaccioni non ha mai convinto fino in fondo e i punti persi nel cammino cominciano ad essere tanti. Il momento di difficoltà della beneamata viene sottolineato anche da molti tifosi allo stadio. Il pubblico del Meazza comincia fin da subito con mugugni e fischi ai primi errori di Zanetti e compagni dimostrando di non aver gradito la prestazione di giovedì a Londra. L’apice viene raggiunto al fischio finale dove la contestazione, pacifica ma sonora, continua fino al rientro negli spogliatoi. Segnalare il proprio disappunto ai giocatori ed alla società è molto importante, ma le modalità di parte del pubblico interista non sono molto comprensibili. Nel primo tempo viene preso di mira il giovane Schelotto che accusa visibilmente il colpo e fatica a ritrovare la concentrazione in campo. Successivamente vengono bersagliati altri calciatori neroazzurri, alcuni reagiscono ma altri patiscono i fischi. L’atteggiamento più costruttivo e intelligente, sembra strano dirlo, viene assunto dalla Curva Nord, che, per novanta minuti incita i propri giocatori per trasmettere loro energia e forza, e nel contempo espone uno striscione molto esplicativo del loro pensiero. Il concetto della Nord è chiaro: “Fate fare un provino anche a noi, magari uno buono lo trovate. Di certo è interista”. Ironico e pungente il messaggio è diretto alla società, incapace di costruire un organico convincente nonostante i milioni spesi. Non è più tempo di spese pazze, ma i costi sostenuti negli ultimi due anni per allestire la squadra attuale non sono stati pochi e i tifosi avevano cominciato ad abituarsi alle spese intelligenti degli ultimi anni, dimenticandosi le follie del primo Moratti.
Che qualcosa non funzioni in società è cosa ben nota da anni, ma appare un grosso peccato che un ciclo vincente come quello concluso nel 2010 debba essere succeduto da un periodo così nero come quello che si sta vivendo da due anni. Il blasone della maglia neroazzurra richiede molto più impegno da parte di tutti: dalla società, dall’allenatore, dalla squadra ed anche dai tifosi.