Il pareggio allo Juventus Stadium racconta molto del presente, del passato e del possibile futuro dell’Inter. Il presente dice che i neroazzurri non riescono ad avere continuità per novanta minuti. Il primo tempo dei bianconeri è a ritmi molto alti ed il reparto difensivo interista va in sofferenza. Pogba e Vidal dimostrano di essere grandi giocatori e Tevez riesce a portare in vantaggio la squadra di casa. La reazione neroazzurra è poca cosa e la Juve potrebbe allungare in diverse occasioni, senza tuttavia riuscirci. Nei primi 45 minuti di Torino sono troppi gli errori della squadra di Roberto Mancini. La difesa è sempre in ritardo e i centrocampisti corrono a vuoto. La costruzione di gioco è lenta e prevedibile, e quando la Juve pressa c’è troppa confusione tra Ranocchia e compagni. Qualche lampo sulla fascia di Danilo D’Ambrosio e rare giocate di classe di Hernanes e Kovacic fanno sperare i tifosi interisti. Nel secondo tempo i bianconeri calano e l’Inter prova a forzare. Alla prima occasione vera Mauro Icardi segna un gran gol, battendo Buffon su assist pregevole di Fredy Guarin. Sembra di rivedere la Pazza Inter del primo Mancini, ma manca il cinismo della grande squadra e, nonostante due grandi occasioni da gol, gli estremi offensivi della beneamata non riescono a ribaltare il risultato. Il secondo tempo contro la Juventus dimostra che l’Inter ha indubbiamente qualità individuali, che con Podolski (buona la sua prima apparizione in maglia neroazzurra) sono incrementate, ma non è ancora una squadra a livello di insieme. Nel recente passato è stato costruito un gruppo equilibrato, ma non si lavorato sulla mentalità vincente. Roberto Mancini ha dimostrato, più con le prestazioni che con i risultati, di essere l’allenatore giusto per riportare l’Inter in alto, facendo capire che quando si indossa la maglia neroazzurra, non è possibile pensare ad altro oltre la vittoria. È proprio questo cambio di mentalità, che deve cambiare il carattere del gruppo. La squadra deve convincersi di essere all’altezza di qualsiasi sfida; senza ansie e paure che per troppo tempo hanno paralizzato troppi giocatori. Vincere sarebbe stato fondamentale per compiere questa trasformazione, che pian piano sta avvenendo. Il tempo non è molto ed è importante che comincino ad arrivare risultati frutto di dominio tecnico e mentale in campo. I punti persi con le cosiddette “piccole” delle ultime stagioni sono il termometro di un problema più di personalità che qualitativo. Il calcio non vive della qualità e dei nomi che si possono leggere nelle formazioni sui giornali, ma di quello che si riesce ad esprimere sul rettangolo verde quando ci si gioca la vittoria in 90 minuti.