Messa alle spalle la batosta contro la Fiorentina, Icardi e compagni si preparano ad andare a Genova per la partita contro la Sampdoria. Le quattro reti subite contro i viola, hanno fatto suonare qualche campanello d’allarme in casa neroazzurra. L’Inter, come detto più volte, è una squadra in costruzione e come tale ha bisogno di tempo per crescere. I punti di equilibrio che ha trovato in questo inizio campionato sono delicati, ma funzionanti. Contro la squadra di Paulo Sousa, i ragazzi di Mancini hanno subito il contraccolpo di episodi ed errori grossolani. È mancata una reazione e la maturità per organizzarsi in campo. La sconfitta può essere una svolta, tanto quanto il filotto di vittorie consecutive. Può esserlo, non lo è automaticamente. Il tecnico jesino deve lavorare sulla fragilità mostrata dalla sua compagine, senza sminuire le debolezze, adducendo la disfatta agli errori singoli. L’Inter ha bisogno di lavorare tanto, di essere più unita e di correre di più. Serve la fame ed il cambio di passo. Contro i blucerchiati, si deve vedere una squadra diversa nell’atteggiamento e soprattutto nell’intensità. I neroazzurri, in questa prima parte di stagione, hanno mostrato solidità e un gioco ad una marcia. Serve saper cambiare i ritmi e riuscire a intensificare agonisticamente le partite. A Genova, contro l’ex beniamino Zenga, servono i tre punti. La difesa deve confermare quanto visto nelle prime domeniche e l’attacco deve incrementare il proprio lavoro nello sviluppare gioco, nel tirare e nel segnare reti. È chiaro che il primo posto in classifica ed i punti conquistati in questa prima parte di campionato fanno ben sperare. Roberto Mancini si sta affidando sempre agli stessi uomini, forse cercando di creare un nocciolo duro tra i suoi calciatori. Tra questi Fredy Guarin, nonostante le numerose presenze e i diversi gol realizzati, tra cui quello che ha regalato la vittoria ai neroazzurri nel derby, continua ad essere bersaglio dei tifosi a San Siro. Questo modo di tifare tipico in Italia è inconcepibile nei paesi Anglosassoni. Continuare a fischiare per 90 minuti un proprio giocatore è stupido, oltre che deleterio. Si può contestare e mettere in discussione chiunque dopo la partita, ma durante è davvero un comportamento autolesionista. Mette in difficoltà il giocatore e la squadra, senza portare alcun beneficio. Vincere prima della pausa per le nazionali, diventa fondamentale per lavorare sereni e con il morale alto.