L’ORDINANZA CON I NUOVI COLORI

Alla luce dei dati dell’ultimo monitoraggio settimanale, il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato una nuova ordinanza che prevede il passaggio di quattro regioni in zona arancione, due invece in zona gialla. In quest’ultimo caso si tratta di Puglia e Sardegna. Invece Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Sicilia passano in zona arancione. Di conseguenza, in zona bianca restano solo tre regioni: Umbria, Molise e Basilicata. La decisione del ministro è legata al peggioramento degli indicatori. Sono tre quelli che comportano il passaggio in zona arancione: scatta con il superamento del 20% dei posti letto occupati in terapia intensiva, del 30% dei posti letto occupati nelle aree mediche e se l’incidenza settimanale di contagi è oltre i 150 casi ogni 100mila abitanti.



Le restrizioni che scattano sono dirette ai non vaccinati. In bar e ristoranti in zona arancione possono accedere solo coloro che hanno green pass rafforzato. Inoltre, chi non è vaccinato non può uscire dal proprio comune di residenza se non per motivi di “lavoro, necessità, salute o per servizi non sospesi ma non disponibili nel proprio comune”, non si può entrare nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi. Sono, invece, consentiti gli spostamenti da comuni di massimo 5mila abitanti verso altri comuni entro un raggio di 30 chilometri fatta eccezione per il capoluogo di provincia. (agg. di Silvana Palazzo)



I DATI ISS E LE REGIONI CHE RISCHIANO

Con l’arrivo degli ultimi dati del monitoraggio Isa-Ministero della Salute, da lunedì 24 gennaio dovrebbero entrare in zona arancione altre 4 Regioni raggiungendo la Valle d’Aosta (che dunque non dovrebbe passare in zona rossa con gli ultimi miglioramenti dei dati).

Piemonte, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e per l’appunto VdA andranno in arancione, mentre rimarrebbero salve tanto la Lombardia, quanto la Toscana, la Liguria e il Veneto: con incidenza nazionale salita a 2011, Rt sceso a 1.31, sono i ricoveri a vedere modifiche dal precedente monitoraggio. Le terapie intensive in calo – al 17,3% – mentre i ricoveri in area medica nazionale raggiungono il tasso d’occupazione del 31,6%: in termini di ricoveri semplici pesano questa settimana quelli di Valle d’Aosta (54,5%), Calabria (40,1%), Liguria (39,7%); per le terapie intensive invece i tassi più alti vengono registrati da Marche (23,9%), Friuli (22,9%) e Piemonte (22,8%). Del pacchetto di Regioni che rischiavano l’addio alla zona bianca alla fine, secondo gli ultimi dati giunti in Cabina di regia, dovrebbe essere solo la Puglia ad entrare in zona gialla: 14% tasso rianimazioni, 23% per i ricoveri in area medica, il passaggio nella fascia di rischio successiva sembra ormai cosa fatta.



COLORI REGIONI: VDA EVITA LA ZONA ROSSA?

Con l’arrivo del consueto monitoraggio settimanale dell’Iss, la Cabina di regia anti-Covid in giornata definirà i nuovi colori per la prossima settimana: nei giorni dove continuano serrate le interlocuzioni Regioni-Governo sulla modifica radicale e sostanziale del “sistema a colori” messo in campo dal Ministero della Salute ormai un anno e mezzo fa, viene comunque attesa la firma della nuova ordinanza del Ministro Speranza per stabilire chi dovrà cambiare “fascia di rischio” dal 24 gennaio.

Regioni, Ministero e Cts hanno convenuto mercoledì in un necessario quanto urgente cambio di passo sulla compilazione dei bollettini quotidiani e settimanali: ormai tutti i Governatori sono unanimi nel chiedere l’eliminazione dei “colori”, «Che differenza c’è tra giallo, arancione e bianco? Sono praticamente tutti uguali. L’unico colore che potrebbe essere mantenuto è il rosso perché introduce dei cambiamenti, ma il resto è tutto uguale», ha tuonato il Presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini. Con lui anche il Governatore lombardo Fontana, «Chiediamo al governo di rivedere i parametri e mettere a punto un sistema che consenta da un lato di monitorare l’andamento della pandemia, ma anche di convivere con il virus». In attesa che si possa arrivare ad una quadra (il punto di caduta sarebbe non segnare come ricoverati Covid chi viene curato per sintomi di altre patologie) – a quanto apprende l’Adnkronos Salute dalle parti c’è la disponibilità a un confronto per un documento con le proposte definitive la prossima settimana – ecco il quadro che va delineandosi al momento. L’unica Regione che rischiava la zona rossa per i dati dei ricoveri era la Valle d’Aosta. Negli ultimi due giorni però il Governatore Lavevaz ha annunciato un miglioramento degli stessi dati Covid: «A dire il vero la nostra situazione – ha però aggiunto il Presidente VdA – non è mai stata molto differente da quella delle altre regioni, anche per quanto riguarda l’occupazione della terapia intensiva, ma ahimè questo tipo di conteggio mette in difficoltà chi ha piccoli numeri come noi dove uno o due ricoveri possono cambiare il quadro».

CABINA DI REGIA, COME CAMBIA LA “MAPPA” D’ITALIA DAL 24 GENNAIO

A rischiare però di raggiungere la Valle d’Aosta in zona arancione – ricoveri al 30%, rianimazioni al 20% – sono almeno altre tre Regioni: trattasi di Piemonte, Sicilia e Friuli Venezia Giulia. Nel territorio amministrato dal Governatore Cirio, gli ultimi dati Agenas mostrano il tasso di terapie intensive al 24% mentre in area medica è fermo al 30%. Per la regione siciliana il tasso di terapie intensive cresce al 20% e quello dei ricoveri semplici fino al 36%, mentre per il Friuli i dati indicano 24% e 34%, con quasi certo passaggio in zona arancione dal 24 gennaio. La “mappa” dell’Italia va poi a colorarsi sempre meno di “bianco” e con una prevalenza “gialla”: rischiano Puglia (13% terapie, 23% ricoveri), Sardegna (13%, 15%) e Umbria (13%, 31%), mentre sarebbero già sicure di rimanere in zona bianca almeno per un’altra settimana Basilicata e Molise. In “bilico” per la zona arancione ma con ogni probabilità salve ancora per 7 giorni i territori Calabria, Lazio, Marche, Toscana, Liguria e Trento. Per la Lombardia, data quasi sicura zona arancione solo qualche giorno fa, la situazione sembra in lieve miglioramento: la soglia è superata in area medica con il 35% mentre le terapie intensive sono scese al 15%, anche grazie all’attivazione dell’ospedale in Fiera Milano.