Essere contro il Green Pass non significa per forza essere dei No Vax: lo si è compreso in questi giorni di protesta dopo l’introduzione del Decreto Covid, anche se per la gran parte della stampa la differenza non viene “marcata”. I dubbi che emergono sull’obbligo di pass vaccinale per l’accesso a ristoranti e attività al chiuso dal prossimo 6 agosto – specie per la fascia 12-17 anni – sta comportando forti proteste in tutto il Paese, anche tra molti vaccinati e convinti Sì Vax che pure nutrono perplessità in merito al criterio scelto dal Governo.
Nella discussione si è inserita poi ieri la dura lettera Giorgio Agamben e Massimo Cacciari sul portale dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, all’interno della rubrica “Diario della crisi”: «La discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B, è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica. Lo si sta affrontando, con il cosidetto green pass, con inconsapevole leggerezza». Le parole dei due filosofi hanno scatenato una feroce contrapposizione a livello culturale e politico, con i dubbiosi del Green Pass che trovano, da sinistra e in due convinti “Si Vax”, un nuovo punto di riferimento. «Ogni regime dispotico», prosegue la lettera di Cacciari e Agamben, «ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti. Non a caso in Cina dichiarano di voler continuare con tracciamenti e controlli anche al termine della pandemia».
IL GREEN PASS E IL REGIME
Sia ben chiaro, né Cacciari né tantomeno Agamben consigliano di non vaccinarsi contro la tremenda pandemia da COVID-19, tutt’altro: «Una cosa è sostenere l’utilità, comunque, del vaccino, altra, completamente diversa, tacere del fatto che ci troviamo tuttora in una fase di “sperimentazione di massa” e che su molti, fondamentali aspetti del problema il dibattito scientifico è del tutto aperto». Il problema è la discriminazione di chi per svariati motivi ancora non è vaccinato in Italia, anche perché vero problema sorge se si pone il vaccino in una sorta di “simbolo religioso-politico”, come già segnalava lo psicanalista Claudio Risé nel rischio post-Green Pass obbligatorio. Il vaccinato non solo può contagiare, ma può ancora ammalarsi, sottolineano i due pensatori con dati dettagliati e aggiornati dall’Europa: «in Inghilterra su 117 nuovi decessi 50 avevano ricevuto la doppia dose. In Israele si calcola che il vaccino copra il 64% di chi l’ha ricevuto. Le stesse case farmaceutiche hanno ufficialmente dichiarato che non è possibile prevedere i danni a lungo periodo del vaccino, non avendo avuto il tempo di effettuare tutti i test di genotossicità e di cancerogenicità». Dunque, concludono Agamben e Cacciari, per quanto si dovrà rimanere con il Pass obbligatorio? Al momento il rischio di discriminazione è già presente, con “sconfinamenti” già avvenuti in alcuni esponenti politici e del mondo scientifico («i No Vax li purgheremo con il green pass»): «Il bisogno di discriminare è antico come la società, e certamente era già presente anche nella nostra, ma il renderlo oggi legge è qualcosa che la coscienza democratica non può accettare e contro cui deve subito reagire», conclude la lettera su Iisf.it.