COME FA L’OCCIDENTE A SALVARSI: LA LEZIONE DI CACCIARI
Dalle guerre alle crisi sociali, dalle tematiche come clima e futuro della tecnologia, il mondo si trova in un periodo di forte “transito” verso un oltre ancora tutt’altro che chiaro e certificato, con un Occidente che sente il peso di errori e ideologie, quasi disarmato di fronte alle autocrazie mondiali in ascesa (anche se con problemi annosi anch’esse). Su “La Stampa” di martedì il filosofo Massimo Cacciari riflette sul valore di questo Occidente, sulle crisi intrinseche delle democrazie e sulle fragilità di questo mondo alle soglie della rivoluzione tecnologica dell’intelligenza artificiale.
Una “lezione” in tre atti quella dell’ex sindaco di Venezia, a cominciare dalla ciclicità delle tempeste nel mondo storico: «gli scontri ci sono sempre stati ma ora sono i nocchieri in grado di reggerne la sfida ciò che da qualche decennio è scomparso dai nostri orizzonti». Mancano leader, mancano idee, mancano “valori” a cui appigliarsi durante le crisi per Cacciari: per questo si è giunti al dominio della finanza e della soprannazionalità “malsana” in quanto arriva a ledere lo spazio libero dell’individuo. Per il filosofo in area dem, «la nuova Tecnica deve permettere a ognuno di essere attivo secondo i suoi desideri e le sue capacità e non secondo le regole di un mercato». È anche per questo motivo che giusto un anno fa, commentando su “Avvenire” la morte di Papa Benedetto XVI, Cacciari ebbe a riconoscere – pur da ateo “militante” – «che la nostra sia epoca apocalittica è indubbio. Una continua omologazione dei principi, comportamenti e dell’etica: lasciati alle spalle i totalitarismi, ora l’Anticristo si mostra con il suo volto conciliante e il rischio è che la Chiesa non riesca a presentarsi come segno di contraddizione in un mondo assuefatto dall’indifferenza». Un rischio a cui Ratzinger richiamava spesso come sveglia-monito all’Occidente destinato al declino senza una mossa “originale” che riconducesse allo spirito coraggioso delle origini.
MASSIMO CACCIARI: “NON CI SARÀ PACE SE PREVARRÀ LA LA LOGICA DELLA IMPOSIZIONE NEI SISTEMI DI RELAZIONI”
Economia e Tecnica non possono reggere la “cosa pubblica” senza una politica illuminata, riflette ancora Massimo Cacciari su “La Stampa”: dovremo orientare «intelligenza e volontà» ma è difficile con queste democrazie in crisi, osserva il filosofo. Occorre dire stop ai modelli “centralisti”, anche se di contro è proprio una visione “sovranazionale” che può salvare le democrazie. Una visione che però deve far recuperare all’Occidente il suo spirito originario, ovvero «essere lo spazio dell’operare libero di ciascuno».
Secondo Cacciari, non ci sarà pace fino a quando «prevarrà la logica della imposizione, fino a quando dentro qualsiasi sistema di relazioni sarà la volontà di potenza ed egemonia a dettare le regole». Avvilimento, sottomissione, annichilamento dell’altro: finché questi restano gli unici fattori essenziali della vita, allora l’Occidente perderà. Ritornando a Ratzinger – sebbene Cacciari non lo riconosca in questo frangente – occorre ricordarsi che l’uomo è ragione prima di tutto, ragione e amore diceva Benedetto XVI. La conclusione di Cacciari, sebbene laica e agnostica, non va però molto lontano: «l’Occidente e le sue democrazie possono durare nel nuovo soltanto se mostreranno al mondo di essere lo spazio dell’operare libero di ciascuno e dove la stessa felicità della singola persona viene connessa indissolubilmente al perseguimento del benessere universale».