Partiti “fascisti”, “strategia della tensione”, “obblighi” che dividono il Paese: negli ultimi giorni la vicenda del Green Pass ha portato un livello di tensione sociale raramente vista negli ultimi decenni, con accuse e contraccuse di “dittatura” e “ideologie” che sono sfociate nell’indegno assalto di Forza Nuova e “no Pass” alla sede della Cgil a Roma lo scorso sabato.
Su “La Verità” del 13 ottobre il filosofo tra i grandi polemisti sull’obbligo di Green Pass (e pure di vaccino), Massimo Cacciari, ha provato a spiegare perché il problema di oggi non sono Forza Nuova né il fascismo né tantomeno un partito legittimo e all’opposizione Fratelli d’Italia: «il dissenso legittimo (su obbligo Green Pass e stato d’emergenza, ndr) era stato occultato anche prima che si scatenasse la violenza», afferma l’ex sindaco di Venezia. Un Cacciari sconfortato quello che da mesi prova a contestare il principio del “certificato verde” e delle misure anti-Covid a livello politico, costituzionale e anche sanitario: «il mio parlare oggi non ha nessuna efficacia». E così dal fronte Green Pass all’allarme risuonato sul fascismo, il giudizio è il medesimo.
CACCIARI: “SONO TUTTI APPIATTITI SU MARIO DRAGHI”
«Meloni fuori dall’arco istituzionale? Ognuno porta acqua al suo mulino, al di là di questo grande compattamento sotto l’egida del Governo», spiega ancora Cacciari a “La Verità”. Nonostante le accuse lanciate dalle ultime inchieste (Fanpage e Piazzapulita), l’ex sindaco dem difende il partito di Giorgia Meloni: «non c’è nessun partito che si definisce fascista o che si ponga in una qualche forma di continuità esplicita con il fascismo, com’era ancora per il Movimento Sociale Italiano. Qui si parla a vanvera. Ma non è mica possibile impedicare alle teste di cavolo di parlare…». Secondo Cacciari però non tiene la motivazione di un FdI da “proteggere” dalle accuse anche perché unica opposizione in Italia: «è un’opposizione fittizia», accusa qui il filosofo, «La Meloni è la prima a dire che voterebbe Mario Draghi presidente della Repubblica». Il rischio di passare da “stato d’emergenza” a “stato d’eccezione” è dietro l’angolo per Massimo Cacciari: «in quel caso si configurerebbe come un Governo che ci vuole tutti schedati […] Dicono che è uno stato di emergenza. Bene, vedremo quando finirà. Se si degnassero di dire in base a quali criteri intendono farlo finire, sarebbe meglio».