«Se andiamo in merda, per dirla in francese, Sergio Mattarella dovrà intervenire»: lo dice senza molti giri di parole il filosofo e politologo Massimo Cacciari in una delle due interviste odierne sulla stampa italiana (La Verità e Repubblica). Nel dialogo con Alessandro Rico sul quotidiano tra i meno “contiani” Cacciari spinge sull’inutilità sostanziale del Recovery Plan avanzato dal Premier Conte a Palazzo Chigi e spiega che sarà proprio per quel “Pnrr” (Piano nazionale resilienza e ripresa) che il Governo probabilmente cadrà: «il piano? È aria fritta. La riconversione ecologica, qualche discorso alla Greta […] Che l’Europa non accetti il Recovery plan. C’è il rischio di un nuovo contenzioso con l’Ue, in una situazione sociale tragica. E se il governo non riuscirà a sfangarla, cadrà. Chiariamo, però».



Se il Governo cade, continua Cacciari, non è per colpa di Renzi, Ue, Salvini o chi per loro: «se cade è perché non ce la farà ad affrontare tutti i nodi dell’agenda politica». A quel punto allora, continua Cacciari, Mattarella obbligherà le forze parlamentari a sostenere un Governo di “salute pubblica” dato che alle elezioni è impossibile al momento arrivarci («Il ritorno alle urne non esiste! Mattarella non può mandarci al voto in questa situazione»).



LE “PREVISIONI” DI CACCIARI

Secondo Cacciari però dietro all’ipotesi “ultima spiaggia” vi sarebbe davvero Mario Draghi, sostenuto da Mattarella: «in questo contesto, potrebbe essere la volta di Draghi. Ma sarebbe l’ultima spiaggia». L’ex sindaco di Venezia lo stesso Pd spara «balle» quando rende come unica alternativa al Governo Conte le urne, «Non ha visto le carte false che fecero, quando si poteva tranquillamente tornare a votare? Le pare che questo sia un Parlamento che ha voglia di andare a casa?». Non può esistere un futuro della sinistra con Pd e M5s assieme, conclude Cacciari, anche perché i progetti da rilanciare sono incompatibili con l’anima grillina: «Riforma della Pa, delegiferazione, semplificazione, distinzione tra funzioni giudiziaria e politica, macroregioni, politica industriale […] serve una forza politica che faccia ciò che va fatto da 40 anni». A Repubblica Cacciari poi dà la “sferzata” finale al Governo Conte e alla gestione dell’emergenza Covid: «siamo il Paese dove, mediamente, sono state applicate le misure di contenimento più rigide ma anche quello con il maggior numero di morti. Ora, se la metà delle colpe possiamo attribuirla alla debolezza delle nostre strutture sanitarie, sull’altra metà c’è lo zampino del governo. Che si è reso protagonista di provvedimenti restrittivi e di altri incoscientemente permissivi. Alcune misure sono state sciagurate: giusto riaprire in estate, d’accordo, ma non è che era obbligatorio consentirci di andare all’estero. E va bene i ristoranti aperti ma perché pure le discoteche?».

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